Anche l’Italia ha la sua Associazione di Tribologia

Nasce l’AIT, con il concorso della SKF e di altre importanti realtà del mondo
universitario e industriale.
“Come sapete, da qualche tempo ci stiamo attivando per costituire anche in Italia una Associazione di Tribologia (AIT), alla stregua di quasi tutte le nazioni industrializzate”: con queste parole si apriva la lettera del professor Roberto Bassani dell’Università di Pisa (tra i maggiori promotori della neonata associazione) a SKF Industrie, invitata ad associarsi a quest’iniziativa. Un invito che l’azienda ha raccolto molto volentieri: non solo in virtù dei rapporti sempre più stretti e proficui che la legano all’Ateneo pisano, ma anche nella convinzione di poter dare un contributo rilevante allo sviluppo della disciplina tribologica in Italia.
   Il nostro paese può vantare una lunghissima tradizione in questo campo: addirittura, un vascello per la navigazione lacustre dell’imperatore romano Caligola (I secolo d. – C.) impiegava un cuscinetto assiale di bronzo, con sfere in legno; e, più vicino a noi, Leonardo da Vinci ipotizzò l’impiego di materiali alternativi e progetti innovativi (come la vite perpetua) per ridurre gli attriti. Questo glorioso passato si riflette nelle tante sigle e associazioni che in epoca contemporanea si sono prefisse di promuovere lo studio di questa disciplina nel nostro paese: il Centro Italiano di Tribologia fondato nel 1974, il Centro di Tribologia (’76), la Federazione Italiana di Tribologia (’78); finché, alla fine degli anni Ottanta, all’interno dell’Associazione Italiana di Meccanica Teorica e Applicata (Aimeta) viene costituito il Gruppo di Tribologia, organizzatore di numerose conferenze sul tema, nazionali ed internazionali.

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universitario e industriale.
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   Il nostro paese può vantare una lunghissima tradizione in questo campo: addirittura, un vascello per la navigazione lacustre dell’imperatore romano Caligola (I secolo d. – C.) impiegava un cuscinetto assiale di bronzo, con sfere in legno; e, più vicino a noi, Leonardo da Vinci ipotizzò l’impiego di materiali alternativi e progetti innovativi (come la vite perpetua) per ridurre gli attriti. Questo glorioso passato si riflette nelle tante sigle e associazioni che in epoca contemporanea si sono prefisse di promuovere lo studio di questa disciplina nel nostro paese: il Centro Italiano di Tribologia fondato nel 1974, il Centro di Tribologia (’76), la Federazione Italiana di Tribologia (’78); finché, alla fine degli anni Ottanta, all’interno dell’Associazione Italiana di Meccanica Teorica e Applicata (Aimeta) viene costituito il Gruppo di Tribologia, organizzatore di numerose conferenze sul tema, nazionali ed internazionali.

Da tempo, però, è avvertita dal mondo accademico, così come da quello industriale, la necessità di catalizzare sforzi, ricerche e investimenti in una direzione unica. Così l’Università di Pisa, prendendo l’iniziativa, ha radunato intorno a sé alcuni partner con i quali, l’11 ottobre, ha costituito l’Associazione Italiana di Tribologia. I soci fondatori, insieme all’Università di Pisa e alla SKF, sono l’Aimeta e Ferrari; sino ad ora si sono aggregati, per quanto riguarda gli Enti industriali: Avio S.p.A., Siemens VDO, Enel Produzione- Ricerca, Ducati Motor Holding S.p.A. e S.M. Scienza Machinale s.r.l. e tra gli Enti Universitari AIAS (Associazione Italiana analisi delle Sollecitazioni), CNR- INFM Polilab (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto Nazionale Fisica della Materia, Laboratorio Applicazioni Industriali dei Polimeri).

Secondo lo Statuto appena redatto, l’AIT dovrà “accrescere in modo organico la cooperazione in ambito tribologico tra università e industria; contribuire all’avanzamento delle tecnologie industriali connesse; promuovere la tribologia con attività culturali e scientifiche, quali seminari e corsi di aggiornamento; promuovere e mantenere un network che divulghi l’attività dell’associazione; favorire il collegamento e lo scambio anche con la realtà internazionale”. Compiti impegnativi, che la nuova associazione saprà svolgere egregiamente grazie al fondamentale apporto di tutti i partner, a partire dalla SKF.