Asset Management 2006

Notevole successo per la convention internazionale dedicata alle metodologie e alle soluzioni per la gestione ottimale degli impianti di produzione, tenutasi a Baveno, sul Lago Maggiore, dal 21 al 24 maggio.
Che cosa mi rispondereste se vi regalassi una fabbrica? Un intero impianto di produzione, completo di infrastrutture e personale, e tutto a costo zero?» Questa la provocatoria domanda con la quale John Rowles ha dato il via all’Asset Management 2006. Davanti a lui, gli oltre 200 rappresentanti di 130 primarie aziende europee, arrivati da 31 paesi differenti, tutti, ovviamente, colpiti da questo sorprendente interrogativo e immediatamente interessati a scoprire “dove stava il trucco”.
   «Nessun trucco – ha proseguito Rowles –. Si possono conseguire efficienze e risparmi pari al valore di un nuovo stabilimento produttivo grazie a un’efficace strategia manutentiva. Anche se, ormai, è più corretto utilizzare l’espressione ‘Asset Management’ (gestione degli impianti), dal momento che la manutenzione non deve più essere una “scomoda necessità”, semplice fonte di costi; ma un’opportunità unica per massimizzare la produzione o la qualità dei prodotti o la disponibilità dei macchinari. A seconda dell’obiettivo di ciascuno di voi».
   Quindi, la convention è immediatamente entrata nel vivo. Vartan Vartanian, Area Director Europe della SKF, ha spiegato come la multinazionale svedese intende mettersi al servizio dei propri clienti: «I fattori chiave sui quali puntare per raggiungere il successo sono la cultura aziendale, l’eccellenza tecnologica e i processi produttivi: noi possiamo aiutarvi a crescere in ciascuna di queste aree. Possiamo lavorare al vostro fianco per far maturare la vostra cultura aziendale attraverso metodologie specifiche, come ad esempio l’AEO (cioè l’Asset Efficiency Optimization), o grazie ad attività formative qualificate (la SKF possiede Training Centres in ogni nazione europea). Nel campo tecnologico, possiamo vantare i più avanzati strumenti per l’acquisizione e l’analisi dei dati, compresi i programmi software per la loro gestione. Infine, per quanto riguarda i processi produttivi, siamo qui proprio per presentare i nostri servizi a supporto dell’Asset Management».

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Sintesi

Arturo Mele, ERG Med:
«Ho partecipato a un incontro a Roma sull’AEO e sono rimasto colpito da quanto la SKF, ovviamente famosa per i componenti, fosse tecnologicamente all’avanguardia anche su questi temi. Temi che, nel petrolchimico, sono esplorati da tempo, anche a causa dei severi requisiti di sicurezza che dobbiamo rispettare. E l’Asset Management è per noi un’esigenza vitale, considerato che ogni giorno di interruzione non programmata di una raffi neria è quantifi cato in milioni di euro».

Enrico Pini, Basell Polyolefins:
 «Il nostro impianto di Ferrara è stato concepito come una monolinea a ciclo continuo, perciò non possiamo permetterci fermate in nessun punto. Per questo conduciamo un serrato programma di monitoraggio su circa 70 macchine, nel 15% dei casi anche con sensori e centraline di controllo on line. Oggi siamo obbligati, a fermarci per controlli una settimana all’anno; ma il nostro obiettivo è arrivare a uno stop solo ogni due anni, e sono convinto che con un corretto management degli asset possiamo riuscirci».

Marco Guercio, ST Microelectronics: «Nello stabilimento di Catania abbiamo bisogno in media di 50 giorni di lavorazione per realizzare un prodotto fi nito. Se per qualsiasi motivo un macchinario si ferma, alterando il processo, siamo costretti a buttare via decine di giorni di lavorazione: un danno enorme. Ecco perché convegni come questo di Baveno sono per noi vitali, dal momento che ci offrono l’opportunità di confrontarci con i “best in class” nell’Asset Management».

Antonio Di Masi, Istituto Poligrafi co Zecca di Stato:
«A Foggia produciamo carte fi ligranate da 60 a 250 g/mq, ricettari medici, schedine per il gioco del lotto e anche targhe automobilistiche. Abbiamo compreso l’importanza del monitoraggio vibrazionale quando questo aveva previsto la rottura di un cuscinetto nella “zona liscia” della macchina da carta. Ma è stato ancora più utile per diagnosticare l’assenza di problemi su un riduttore in presenza di una forte rumorosità; abbiamo poi scoperto che il danno era all’interno di un sifone per l’estrazione della condensa. Ma se avessimo smontato il riduttore per controllare, avremmo sprecato molto tempo e denaro».

Lorenzo Piccolo, Rummo:
«A Benevento abbiamo otto linee di produzione che sfornano 3 –4.000 Kg di pasta all’ora; lavoriamo su 3 turni e 7 giorni su 7. Il nostro è un pastifi cio moderno sotto ogni punto di vista, anche quello della gestione dell’affi dabilità dei macchinari, grazie a una politica lungimirante da parte della dirigenza. Abbiamo incominciato con una fase di analisi, condotta insieme alla SKF; quindi abbiamo acquistato dei Microlog ed effettuato i corsi di formazione sull’analisi vibrazionale. E non ci siamo fermati qui: anche sulla base delle indicazioni emerse dalla Reliability Centered Maintenance, abbiamo rinnovato il parco motori, abbiamo installato una nuova centrale termica, abbiamo anche iniziato a condurre analisi termografi che».

Fabrizio Renoldi, Saras S.p.A.:
«Il nostro sito produttivo è tra i maggiori in Italia, con una capacità di 18 milioni di tonnellate di grezzo all’anno. Per un’industria delle nostre dimensioni è fondamentale ridurre i costi globali e ottimizzare le scorte a magazzino, pertanto da anni seguiamo il programma “Merit”, a suo tempo lanciato dalla Shell. Della SKF ci interessa in particolare il software di supporto decisionale @ptitude; infatti, la raccolta dei dati in stabilimento fornisce una tale quantità di informazioni che abbiamo bisogno di crescere nelle metodologie e nei sistemi per la loro analisi. Insomma, vogliamo essere davvero “padroni” dei nostri processi, così come ce lo consentono i migliori programmi di Asset Management».

Notevole successo per la convention internazionale dedicata alle metodologie e alle soluzioni per la gestione ottimale degli impianti di produzione, tenutasi a Baveno, sul Lago Maggiore, dal 21 al 24 maggio.
Che cosa mi rispondereste se vi regalassi una fabbrica? Un intero impianto di produzione, completo di infrastrutture e personale, e tutto a costo zero?» Questa la provocatoria domanda con la quale John Rowles ha dato il via all’Asset Management 2006. Davanti a lui, gli oltre 200 rappresentanti di 130 primarie aziende europee, arrivati da 31 paesi differenti, tutti, ovviamente, colpiti da questo sorprendente interrogativo e immediatamente interessati a scoprire “dove stava il trucco”.
   «Nessun trucco – ha proseguito Rowles –. Si possono conseguire efficienze e risparmi pari al valore di un nuovo stabilimento produttivo grazie a un’efficace strategia manutentiva. Anche se, ormai, è più corretto utilizzare l’espressione ‘Asset Management’ (gestione degli impianti), dal momento che la manutenzione non deve più essere una “scomoda necessità”, semplice fonte di costi; ma un’opportunità unica per massimizzare la produzione o la qualità dei prodotti o la disponibilità dei macchinari. A seconda dell’obiettivo di ciascuno di voi».
   Quindi, la convention è immediatamente entrata nel vivo. Vartan Vartanian, Area Director Europe della SKF, ha spiegato come la multinazionale svedese intende mettersi al servizio dei propri clienti: «I fattori chiave sui quali puntare per raggiungere il successo sono la cultura aziendale, l’eccellenza tecnologica e i processi produttivi: noi possiamo aiutarvi a crescere in ciascuna di queste aree. Possiamo lavorare al vostro fianco per far maturare la vostra cultura aziendale attraverso metodologie specifiche, come ad esempio l’AEO (cioè l’Asset Efficiency Optimization), o grazie ad attività formative qualificate (la SKF possiede Training Centres in ogni nazione europea). Nel campo tecnologico, possiamo vantare i più avanzati strumenti per l’acquisizione e l’analisi dei dati, compresi i programmi software per la loro gestione. Infine, per quanto riguarda i processi produttivi, siamo qui proprio per presentare i nostri servizi a supporto dell’Asset Management».

La parola è quindi passata a Tom Johnstone, CEO del gruppo svedese, che ha posto l’accento sull’importanza della conoscenza nella moderna competizione industriale. «La nostra è un’autentica Knowledge Engineering Company, perché sul knowhow, sulle competenze e sull’esperienza pondiamo la nostra forza e la nostra capacità di offrire ciò che il mercato cerca».
   I centri di conoscenza SKF sono concentrati in cinque Piattaforme: Cuscinetti e Unità, Tenute, Meccatronica, Servizi e Sistemi di Lubrificazione. «Al momento, siamo gli unici a possedere expertise uniche in tutti e cinque questi campi. Così, a seconda delle richieste, siamo in grado di attingere alle competenze che più ci servono».

Alle piattaforme si aggiungono poi nuove aree di conoscenza: «Il fatto di essere presenti in 130 paesi (solo in Europa, vantiamo più di 30 centri di ricerca, produzione, servizio e assistenza) ci pone nelle condizioni di far tesoro di numerose e diverse esperienze, consentendoci un continuo travaso di conoscenza da un paese all’altro. Un discorso analogo riguarda i settori industriali: a partire dai principali (minerario, petrolchimico, cartario, del trasporto, dell’energia, per citarne alcuni) fino ai minori, sono più di 40 i comparti nei quali siamo presenti con i nostri prodotti e le nostre attività. Ecco da dove trae forza la nostra conoscenza».
   A riprova che questa è la strategia vincente, la multinazionale svedese sta centrando gli ambiziosi obiettivi di crescita dati dal top management: un costante e sostenuto aumento di fatturato e di redditività, l’applicazione di programmi di gestione della qualità (come Six Sigma), l’attenzione alle politiche ambientali (la SKF è la prima multinazionale a ottenere la certificazione OHSAS 18001 a livello globale). «E non intendiamo fermarci qui: proprio oggi – ha proseguito Johnstone, dando in anteprima la notizia durante il primo giorno della convention – la SKF acquisisce l’Economos Austria GmbH, società attiva nelle tenute idropneumatiche, che conta circa 900 dipendenti e 77 milioni di euro di fatturato».

Anche Phil Knights, President Service Division della società, ha insistito sul tasto della conoscenza, dichiarando che «il nostro obiettivo è “to equip the world with SKF knowledge”. Per riuscirci, dobbiamo partire dall’analisi dei bisogni dei clienti per poi passare a supportarli nel loro Asset Management. Un percorso impegnativo, nel quale dobbiamo mettere in gioco i nostri prodotti migliori, ma anche i servizi ad alto valore aggiunto per il monitoraggio degli asset e il miglioramento dell’affidabilità».

Ma non solo manager SKF hanno parlato al meeting di Baveno, anzi: il posto d’onore l’hanno occupato gli interventi di numerosi clienti, che hanno presentato le proprie storie di successo.
   Solo per citarne alcuni, Martin Ivert (CEO di LKAB) ha spiegato che focalizzarsi sulla maintenance per portare la produzione a livelli più alti abbia consentito di passare in quattro anni da 19 a 23 milioni di tonnellate annue di minerale estratto e lavorato; Italo Freitas (AES) ha illustrato l’applicazione di tutti i più avanzati sistemi per l’affidabilità nel nuovo impianto di cogenerazione a Cartagena, in Spagna; Stefan Petrov (LukOil) ha discusso i benefici dell’SRCM (Streamlined Reliability Centered Maintenance) e dell’RBI (Risk Based Inspection); Jeno Csanaki (GM) ha spiegato perché General Motors ha deciso di installare un sistema on line per il controllo delle vibrazioni nello stabilimento ungherese; Franco Bellucci (CEO di apiSoi) ha considerato le motivazioni che portano a scegliere la politica dell’affidabilità degli asset, così importante per una raffineria. A Baveno è anche arrivata una Ferrari, un’autentica rossa da competizione al seguito di Rory Bryne, progettista della casa di Maranello, che ha illustrato la lunga storia di successi al fianco di un partner come SKF.
   A partire dal pomeriggio del primo giorno e per tutta la durata della convention, i partecipanti potevano seguire percorsi differenti: il primo dedicato strettamente all’Asset Management e alle metodologie proprie di questo tema; il secondo al Reliability Engineering, agli strumenti e ai programmi per l’ottimizzazione e il monitoraggio degli asset; il terzo all’Operator Driven Reliability, cioè al coinvolgimento diretto degli operatori di linea nella manutenzione proattiva.

Inoltre, durante le pause tra le sessioni, i partecipanti potevano osservare da vicino (all’interno di un’area espositiva) alcuni dei più innovativi sistemi SKF: dal riduttore prototipale 18K (che a parità di dimensioni offre potenza superiore), ai sopporti sensorizzati per macchine da carta, al WindCon (per il monitoraggio avanzato, gestito in remoto, dei generatori eolici), ai sistemi di lubrificazione centralizzata Willy Vogel (azienda del Gruppo SKF). Il tutto concentrato in tre giornate dove, grazie anche allo splendido scenario offerto dal Lago Maggiore e alla presenza di una vasta rappresentanza di esperti SKF da tutto il mondo, i partecipanti hanno potuto apprendere il meglio di ciò che la multinazionale propone in ambito di Asset Management.
   «Tre giorni di lavoro fruttuoso – ha sottolineato anche Vartan Vartanian nelle conclusioni – nei quali avete scoperto la nostra visione globale per l’ottimizzazione dell’affidabilità. Una visione che ci sprona verso l’eccellenza e che è basata sulla conoscenza: questo, infatti, rimane per noi l’asset più importante, quello da gestire con più attenzione e lungimiranza, quello da condividere con i nostri partner per raggiungere un successo duraturo.