Cesare apre le porte a Conn Iggulden

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Sintesi

Nome e Cognome: Cornelius Francis Iggulden.
Data di nascita: 24 febbraio 1971.
Residenza: fuori Londra, a Croxley Green.
Stato civile: coniugato, un figlio di 4 anni e una figlia di 2.
Ultimo libro letto: Le cinque persone che incontri in cielo, di Mitch Albom
Personaggi preferiti: “Keats, perché ha fatto così tanto in pochi anni di vita. Mi sono depresso quando ho superato la sua età. Anche Alessandro Magno incute grande rispetto”.

Giulio Cesare è immortalato nei libri di storia, sebbene gran parte della sua vita sia avvolta nel mistero. Ma a far luce ora c’è lo scrittore Conn Iggulden, autore della fortunata serie Emperor, frutto di ricerca approfondita e libera interpretazione. E Hollywood è già dietro l’angolo.

Iggulden arriva in ritardo all’appuntamento, dopo aver acquistato dei ramponi per il padre. Indossa un cappotto nero e ha l’aspetto di un gigante buono. Sono passati solo alcuni anni da quando questo insegnante d’inglese, originario di Londra, è stato oggetto di un gioco al rilancio che ha fatto crescere il suo conto in banca di parecchi milioni di euro.

Ha solo 33 anni, ma scrive da venti: un libro all’anno da quando era appena tredicenne. È stato solo quando ha iniziato a scrivere la storia di Giulio Cesare, però, che le case editrici si sono interessate a lui.

“Molto ha a che fare con la fortuna se mi sono imbattuto nella storia di Giulio Cesare”, esordisce. “E scoprirla è stata una vera gioia, oltre che una rivelazione. Dopo una ventina di libri non proprio riusciti, sono contento di possedere le capacità letterarie adeguate per rendere giustizia a questo argomento”.

Emperor narra la storia di due ragazzi cresciuti insieme in una tenuta alle porte dell’antica Roma: l’aristocratico Caio Giulio e il suo fratello adottivo Marco Bruto. Insieme, vivranno la magnificenza di Roma e la sua sanguinaria crudeltà, sino a divenire due dei romani più famosi della storia – Giulio Cesare e il suo assassino Bruto.

“Tutti conosciamo l’epilogo con la famosa frase “et tu, Brutus, …”, ma ho voluto imprimere una nuova profondità all’attimo in cui i due protagonisti si fronteggiano. La scena finale può essere molto intensa oppure la si può dimenticare facilmente, dipende dalla familiarità che ci lega ai personaggi”.

I primi due libri della tetralogia, The Gates of Rome (Le Porte di Roma) e The Death of Kings, (Il soldato di Roma) presentano la storia esaltante del giovane Caio Giulio che, appena sedicenne, si sposa, subito dopo viene catturato da un gruppo di pirati e, all’età di 19 anni, forma da solo il suo esercito.

I libri di Iggulden sono stati oggetto di critiche da parte degli studiosi della storia di Cesare. Bruto, per esempio, si ritiene sia nato quindici anni dopo la nascita di Cesare e, pertanto, la tesi dell’amicizia risalente all’infanzia non regge. Ma Iggulden sembra non tenerne conto nel suo libro.

“Non conosciamo con esattezza le date di nascita di Cesare e Bruto. Non è possibile sapere chi ha assassinato John F. Kennedy, 40 anni fa, figuriamoci se siamo certi di eventi che risalgono a 2.000 anni fa!”, esclama.

“È pressoché impossibile capire perfettamente il passato. Abbiamo uno scheletro a cui ho dato un corpo, ma è proprio ciò che può essere messo in dubbio; l’unica cosa certa rimane pur sempre lo scheletro”.

Un esempio di ipotesi calcolata è quando un capo dei Germani chiede di battersi con Cesare, ma a Cesare è permesso solo di portare la sua cavalleria. Per tutta risposta egli prende in prestito i cavalli e li fa cavalcare dalla sua intera legione.

“Questa frase è riportata nell’opera di Svetonio e io ho dovuto colmare il vuoto e immaginare che cosa succede se metti dei fanti, che non hanno mai cavalcato, in groppa a dei cavalli e ordini loro di cavalcare per 40 chilometri’. Ho desunto che molti di loro sarebbero caduti. Bisogna dare colore alla tela”.

E per fare ciò, Iggulden non si limita a consultare numerose fonti storiche, ma va alla ricerca di esperienze personali che sono reminiscenze della brutalità dell’antica Roma, come osservare una rissa in birreria o il ferimento di un piede a seguito di una lite tra fratelli, oppure lanciandosi nel vuoto in un “bungee jumping”.

“Erano solo 50 metri, ma quando mi sono lanciato ho avuto una tale paura, da dimenticarmi di essere trattenuto con una corda elastica. Durante la caduta ero assolutamente convinto che sarei morto e mi sentivo incredibilmente calmo; a nulla sarebbe servito urlare o agitare le braccia e le gambe, tanto sarei morto. Mi venivano in mente cose patetiche del tipo ‘avrei avuto ancora tanto da dare’. Ma quando ho realizzato che l’elastico mi reggeva, mi sono sentito rinascere. E ho utilizzato questa sensazione nella scena in cui il personaggio sfugge alla morte ed è euforico”.

Hollywood ha acquistato i diritti di Emperor e William Broyles, sceneggiatore di Apollo 13, Cast Away e del film diretto da Tim Burton, Il Pianeta delle scimmie, è al lavoro per scrivere la sceneggiatura.

“Quando sono stati acquistati i diritti, ero letteralmente pazzo di gioia; non mi era mai successa una cosa simile”, ricorda Iggulden. “Ma, da quel momento, chiunque s’intenda un po’ di cinema mi ha consigliato di stare calmo perché il processo è costituito da migliaia di tasselli, ognuno dei quali può potenzialmente compromettere la realizzazione finale. Ciò che mi esalta di più è la loro intenzione, comunicata durante un incontro, di fare tre film per raccontare l’intera vicenda”.

“Ho incontrato Bill Broyles e abbiamo esaminato i libri. Non ho idea di quanto ci vorrà per scrivere il manoscritto, so solo che per Spartacus ci sono voluti 10 o 15 anni. Di strada da fare ce n’è ancora parecchia, ma non vedo l’ora che tutto si concretizzi”.

Iggulden ha appena ultimato l’ultimo libro della saga e, in primavera, ha in programma di scrivere un libro per bambini insieme a suo fratello – una specie di manuale per costruire catapulte, fare nodi e comunicare con l’alfabeto Morse. Subito dopo, però, lo attende già un nuovo romanzo storico.

“Non mi è concesso rivelare il personaggio. Dico solo che scriverò quattro libri; neanche nel contratto si fa menzione del protagonista. Il mondo dei libri è così piccolo, che se qualcuno lo scopre, può scrivere la propria versione, più una meno bella da buttare”.