Ducati – Stoner; un team vincente

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Evolution ha incontrato Casey Stoner, numero uno della casa motociclistica italiana Ducati, che si è aggiudicato il campionato mondiale MotoGP 2007.

Quando hai preso la decisione di diventare pilota professionista?

A dire il vero non c’è stato un momento in cui ho preso coscientemente questa decisione dato che vado in moto da sempre e ho cominciato a fare le mie prime gare a quattro anni. Il perché è semplice, amo le moto. Probabilmente se non avessi fatto il pilota avrei fatto il meccanico di moto.

Puoi spiegare quali sono i tuoi sentimenti, emozioni e pensieri quando corri così forte? È possibile descriverli? Hai paura di qualcosa di particolare in quel momento?

Quando vado in moto sono concentrato su quello che sto facendo e basta. Totalmente concentrato, anche quando sono da solo in testa. Per quanto riguarda il pericolo, ne sono cosciente ovviamente, ma semplicemente non ci penso, mai.

Secondo te, qual è la parte forte e di massima qualità della moto con la quale corri?

È tutto il pacchetto che deve funzionare bene. Non esiste la moto perfetta e si deve sempre cercare un compromesso il più vicino possibile alle proprie necessità. La cosa fondamentale è lavorare bene sin dal venerdì delle prove e poi cercare di proseguire nella stessa direzione. Quest’anno, al contrario dell’anno scorso, è sempre stato così. La moto che mi aveva permesso di essere veloce in prova si comportava allo stesso modo in gara, e questo è stato fondamentale perché mi ha dato fiducia. Io penso che Ducati, Bridgestone e io stesso abbiamo lavorato bene, tantissimo, e di comune accordo e questi sono i risultati.

Credi che ci siano parti della moto che si possano modificare o migliorare?

Quest’anno abbiamo cominciato a mettere davvero bene a punto la moto nei test invernali a Phillip Island e da quel momento in poi abbiamo capito sempre meglio come regolarla e le sue reazioni. Abbiamo fatto altri due passi importanti nei test dopo la gara di Barcellona e dopo Brno, ma si è sempre trattato di messa a punto. Non c’è nulla che voglia radicalmente cambiare nella moto, anche se ovviamente continueremo a cercare di migliorare a piccoli passi.

Com’è cambiata la tua vita dopo questo grande successo ?

Troppe attività media e di PR però so che fanno parte di questo lavoro e mi adeguo. Per il resto la mia vita non è cambiata per niente.

Hai qualche rimpianto o vorresti cambiare qualcosa della tua vita?

All’inizio non è stato facile per me e per la mia famiglia ma no, non penso che vorrei cambiare delle cose.

Cosa hai provato la prima volta che hai gareggiato contro Valentino Rossi, uno dei tuoi idoli preferiti?

Ho sempre rispettato e tuttora rispetto molto Valentino Rossi, ma in pista è un avversario come gli altri.

Gli italiani aspettavano il titolo MotoGP da 33 anni, dopo il successo con Agusta nel 1974. Cosa si prova ad essere il numero uno di un marchio italiano, come la Ducati, a soli 21 anni?

Sono felice per la Ducati ovviamente, perché è fatta di persone che lavorano tantissimo e con grande passione ma per il resto le statistiche sono cose che non mi hanno mai interessato. Anche per quello che mi riguarda, non penso mai se vinco qui raggiungo questo o quel record. Voglio vincere e basta.

Quali sono i tuoi punti forti?

Lavorare, lavorare e ancora lavorare, senza arrendersi mai.