FRANDENT sviluppo sostenibile e “lean production” alle pendici del Monviso!
La caccia agli sprechi ed il rispetto per l’ambiente come strade per un’imprenditoria più funzionale e “giusta”
La caccia agli sprechi ed il rispetto per l’ambiente come strade per un’imprenditoria più funzionale e “giusta”
L’agricoltura è un’attività fondamentale per la nostra società, così come lo è da sempre nella storia dell’uomo. È innegabile, però, che con l’avvento della rivoluzione industriale, e ancor più con lo sviluppo del terziario tuttora in corso, il settore agricolo in Occidente viva una fase di marcato ridimensionamento, sia per quanto riguarda terreni ad esso adibiti sia per la forza lavoro. Proprio per questo ogni giorno innovazione e ricerca nel settore primario si fanno più importanti allo scopo di ottenere migliori risultati con spese e sprechi più contenuti.
In questo campo si muove in provincia di Torino dal 1977 la Frandent, azienda che ha sede ad Osasco (piccolo centro nelle vicinanze di Pinerolo), specializzata nella realizzazione di macchine agricole (conosciute e apprezzate in tutta Europa) ed in particolare di erpici rotanti, fresatrici, spandivoltafieno e ranghinatori rotativi. La società celebra quest’anno i 30 anni di attività.
Con l’apertura della nuova sede nella prima metà del 2006, la Frandent ha introdotto significative innovazioni riguardanti sia il proprio processo produttivo, sia la gestione dell’energia in senso “sostenibile”.
La sensazione di trovarsi di fronte ad una realtà decisamente originale si prova già al momento dell’ingresso negli uffici tecnici, dove l’illuminazione avviene mediante i cosiddetti “camini di luce”, tecnologia australiana brevettata negli anni Ottanta e di recente diffusione in Italia. La luce solare viene catturata sul tetto della costruzione mediante appositi ricettori, trasportata o per meglio dire riflessa lungo una conduttura altamente riflettente e quindi diffusa nell’ambiente interno. Il risultato è davvero interessante: un’illuminazione d’ambiente uniforme e completamente neutra, adatta per chi passa molte ore a lavorare a progetti tecnici, e soprattutto senza consumi d’energia elettrica.
Una parte delle risorse è stata invece destinata all’installazione di pannelli fotovoltaici sul tetto dell’ufficio, una scelta volta alla produzione di energia pulita e rinnovabile, che viene immessa nella rete elettrica nazionale. Un’interessante disposizione delle finestre garantisce invece luce esterna costante durante la giornata.
Nell’area produttiva è invece da notare il sistema di gestione termica, che oltre al riscaldamento a pavimento presenta un interessante apparato di finestre poste in alto ed orientate a nord, il tutto controllato da centraline che percepiscono velocità del vento e temperatura dell’aria e, con una gamma pressoché infinita di aperture e chiusure tra 0° e 90°, che sono in grado di garantire in automatico ai lavoratori condizioni climatiche costanti e confortevoli ed una diffusione costante e uniforme della luminosità.
È però uscendo dall’edificio principale e recandosi presso l’altra componente visibile dello stabilimento che diventa possibile apprezzare quella che è la parte fondamentale nella gestione dell’energia, la caldaia a biomassa, vero esempio di sostenibilità ambientale e di stimolo all’economia locale, oltre che di sicurezza (vista la telegestione con sistema GSM). La materia prima utilizzata è il cosiddetto “cippato”, comprendente molti tipi di legno, siano essi scarto o residui di lavorazione, che vengono sminuzzati e cippati. Nel processo di produzione d’energia, il cippato viene prelevato a seconda delle esigenze da un sistema di coclee che lo trasporta dal silos ai due bruciatori montati su una caldaia a biomassa. Qui avviene la combustione ed il calore prodotto viene trasferito all’acqua dell’impianto e portato alle utenze principali, che sono il riscaldamento a pavimento radiante dell’officina e la linea di verniciatura automatica. Quest’ultima viene utilizzata per verniciare i macchinari agricoli prodotti dalla Frandent. Il generatore di calore è stato previsto con due bruciatori separati ed indipendenti che possono funzionare sia separatamente sia in parallelo, questo per far sempre lavorare al massimo rendimento la caldaia. L’installazione di un sistema di accumulatori termici per un totale di 10 m3 ottimizza ulteriormente il funzionamento della caldaia e garantisce una pronta risposta dell’impianto ai picchi di richiesta di calore che sono tipici della linea di verniciatura automatica.
Da un punto di vista economico si tratta di un metodo di produzione dell’energia decisamente conveniente visti i bassi consumi che si riscontrano, sia con la caldaia alla massima potenza, come durante la fase di mantenimento quando la richiesta di calore è bassa o nulla.
L’utilizzo del cippato garantisce sia la tutela dell’ambiente perché l’anidride carbonica emessa dal processo di combustione bilancia esattamente quella incamerata dalla pianta in vita durante l’elaborazione della fotosintesi, sia l’occupazione locale in quanto è un combustibile che viene prodotto localmente.
A questo va aggiunto un dato significativo: il cippato, così come la quasi totalità dei pezzi con cui vengono costruite le macchine agricole Frandent, proviene da aziende dislocate nella zona, diciamo entro i sessanta chilometri da Osasco, con notevole risparmio sui trasporti e soprattutto fornendo lavoro alle realtà locali, con ricadute positive su tutto il territorio.
S’è accennato in precedenza all’impianto di verniciatura: anche in questo caso a farla da padrone è il rispetto per l’ambiente, visto che non vengono utilizzate le classiche vernici a solvente, bensì vernici a base d’acqua catalizzate.
Oltre a queste due strutture lo stabilimento presenta un’area di quindicimila metri quadrati utilizzata come campo di prova per test funzionali sui prototipi sviluppati con progettazione interna. Entro breve sarà attiva anche l’area della ricerca, in cui si studieranno nuove soluzioni e si costruiranno i prototipi di cui sopra. Si tratta di un investimento ulteriore nel campo dell’innovazione, che potrà portare risultati molto interessanti in diversi settori dell’azienda.
Per quanto riguarda il sistema produttivo, è stato recentemente introdotto il cosiddetto Lean Production System, altresì chiamato Toyota Production System: è un metodo di organizzazione della produzione basato su una filosofia diversa e per alcuni aspetti “opposta” alla mass-production, ovvero alla produzione in serie basata sulla catena di montaggio di Henry Ford (questo sistema
è da anni implementato nelle unità produttive SKF). Il nome deriva dal fatto che essa è stata inventata negli anni 1940-1950 presso la Toyota, in gran parte per merito dell’opera di un giovane ingegnere, Taiichi Ohno, con l’obiettivo di incrementare drasticamente la produttività della fabbrica. La Toyota, nell’immediato dopo-guerra, si trovava in condizioni di gravissima mancanza di risorse, così come gran parte dell’industria del Giappone, uscito sconfitto e stremato da una guerra devastante. I concetti della lean production sono quindi correlati ad una riduzione degli sprechi di risorse e di energia e danno quindi un contributo allo sviluppo sostenibile.
Alla base del Lean Production System si trova l’idea di utilizzare le risorse disponibili nel modo più produttivo possibile puntando principalmente su un concetto apparentemente semplice: l’eliminazione di ogni tipo di spreco (prodotti difettosi, sovrapproduzione, trasporto, attese, giacenze, operazioni inutili ed errori nel processo stesso).
Uno dei tanti esempi di eliminazione di sprechi nella realtà dell’azienda osaschese è quello legato alla fase di saldatura: risolvere a monte il problema della precisione e della qualità della saldatura permette di evitare un intervento manuale successivo al processo primario, che porterebbe allo spreco di tempo e personale. Con l’installazione di due isole robotizzate è divenuto possibile ottenere risultati qualitativamente superiori con minore apporto di personale e soprattutto in condizioni di totale sicurezza per gli operatori, che non si trovano più a diretto contatto con i saldatori.
Un aspetto fondamentale del LPS, finalizzato all’eliminazione degli stock e delle giacenze di materiale in fabbrica, è il just-in-time, ovvero un sistema di governo del flusso logistico basato sul concetto di produrre solo quando serve, vale a dire quando si manifesta la domanda del cliente che sta immediatamente a valle seguendo il flusso del processo. Questo sistema elimina o riduce drasticamente lo stazionamento del materiale fermo in attesa di essere lavorato. È comunque inevitabile che si creino piccole quantità di stock e proprio per questo, nello stabilimento Frandent è stato progettato e costruito un magazzino automatizzato disposto in verticale, con l’ovvio vantaggio di ridurre l’ingombro del materiale stoccato in termini di metri quadrati.
L’applicazione di questo metodo presso la Frandent ha varie implicazioni: innanzitutto il layout del nuovo stabilimento è stato studiato in modo da offrire un percorso il più possibile lineare alla produzione, facendo descrivere una “U” al processo, dall’arrivo dei pezzi all’uscita del prodotto finito, combattendo così il diffuso spreco di movimento. Per ottimizzare ulteriormente tempi e costi la verniciatura viene effettuata in blocco, in modo da avere una sola accensione della macchina.
A dimostrazione del grande impegno profuso nel tentativo di coniugare qualità e rispetto per l’ambiente, sono in corso le procedure per l’ottenimento delle certificazioni ISO 9001 (definizione dei requisiti dei sistemi qualità) e ISO 14001 (definizione dei requisiti dei sistemi di gestione ambientale).
La scommessa della Frandent è affascinante, ed è indice della presenza nel nostro mondo imprenditoriale di persone che riescono ad andare oltre al calcolo economico a breve termine, coniugando invece convenienza, qualità del prodotto ed un grande rispetto verso l’ambiente, unica risorsa di cui non potremo mai fare a meno. In tempi di grandi cambiamenti nella concorrenza internazionale, di guerre per fonti non rinnovabili in esaurimento e di gravi crisi ambientali, puntare su politiche di riduzione degli sprechi e di sfruttamento di risorse rinnovabili potrebbe essere, per le economie locali ma anche su scala più grande, un primo passo verso l’indipendenza da realtà troppo pericolose, per noi e per l’ambiente in cui viviamo e che dovremo cercare di mantenere vivibile anche per chi verrà dopo di noi.