IL FORNITORE SOSTENIBILE

Fra gli impegni contenuti nella Politica EHS (Ambiente, Salute e Sicurezza) del Gruppo SKF è stabilito che:”Ai fornitori e alle imprese appaltatrici si dovrà richiedere di adottare i principi della Politica EHS SKF”. Il concetto EHS si è negli ultimi anni evoluto verso quello di sostenibilità, ampliando la propria visione fino a comprendere anche l’ambito della responsabilità sociale. Il coinvolgimento dei fornitori nel seguire e applicare gli stessi criteri di sostenibilità che sono ormai parte integrante del mondo SKF è anche uno dei requisiti contenuti negli standard internazionali di certificazione ambientale (ISO 14001) e di sicurezza del lavoro (OHSAS 18001) che il Gruppo SKF ha conseguito rispettivamente nel 1998 e nel 2005.

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Fra gli impegni contenuti nella Politica EHS (Ambiente, Salute e Sicurezza) del Gruppo SKF è stabilito che:”Ai fornitori e alle imprese appaltatrici si dovrà richiedere di adottare i principi della Politica EHS SKF”. Il concetto EHS si è negli ultimi anni evoluto verso quello di sostenibilità, ampliando la propria visione fino a comprendere anche l’ambito della responsabilità sociale. Il coinvolgimento dei fornitori nel seguire e applicare gli stessi criteri di sostenibilità che sono ormai parte integrante del mondo SKF è anche uno dei requisiti contenuti negli standard internazionali di certificazione ambientale (ISO 14001) e di sicurezza del lavoro (OHSAS 18001) che il Gruppo SKF ha conseguito rispettivamente nel 1998 e nel 2005.

Il principio ispiratore di tale requisito normativo è che un cliente, specialmente se di carattere multinazionale, ha la possibilità – e quindi il dovere morale – di influenzare il comportamento dei propri fornitori ponendo fra i criteri di selezione, oltre ai tradizionali parametri economici e qualitativi, anche quelli relativi al grado di consapevolezza e di attenzione ai temi della compatibilità ambientale, delle condizioni di lavoro e del rispetto dei diritti umani.

Allo stesso tempo si cerca di limitare la terziarizzazione pura e semplice delle attività e dei processi con problemi di conformità ai criteri sopra espressi, al fine di non perderne il controllo.

Major Suppliers

Le attività messe in atto per adempiere a questo impegno sono molteplici e interessano tutti i livelli dell’organizzazione SKF, a iniziare dalla Group Sustainability, che ha inserito fra gli obiettivi e i traguardi di Gruppo per il triennio corrente alcuni requisiti riguardanti i cosiddetti Major Suppliers (fornitori di materie prime e componenti sia a livello di Gruppo che a livello locale) Ad essi sono richieste l’adozione di un Codice di comportamento analogo a quello SKF (da distribuire entro il 2007), la definizione di programmi di certificazione ISO 14001 (da conseguire entro il 2009) e di miglioramento delle prestazioni ambientali, prima fra tutte la riduzione delle emissioni di anidride carbonica.

A fine 2006, il 78% dei circa 200 Major Suppliers aveva sottoscritto impegno formale alla certificazione ISO 14001, mentre il 45% risultava già certificato.

Fra gli impegni che tutti i fornitori sono chiamati a rispettare figura quello di non impiegare nella fabbricazione di componenti e prodotti destinati alla SKF, le sostanze chimiche contenute nella cosiddetta GADS List, un elenco di sostanze nocive per la salute, riconosciuto a livello internazionale e continuamente aggiornato.

Il Group Purchasing, che coordina la gestione dei Major Suppliers, nel corso del 2006 ha aggiornato il questionario utilizzato per gli audit di verifica dei fornitori a livello di Gruppo, per includere linee-guida specifiche in tema EHS e sostenibilità. In caso di punteggi non soddisfacenti è richiesto un piano di azioni correttive e di miglioramento.

Altra iniziativa di rilievo, che ha coinvolto una trentina di fornitori cinesi negli obiettivi di sostenibilità del Gruppo, è stata l’SKF Supplier Conference, che si è svolta nel novembre 2006 a Shanghai.

Anche a livello italiano l’organizzazione SKF opera affinché le attività sulle quali può avere influenza e controllo, anche se eseguite da terzi, si svolgano secondo i principi della sostenibilità. Ciò avviene attraverso l’applicazione delle procedure del Sistema di gestione integrato EHS, alcune delle quali prevedono che i fornitori di prestazioni e servizi ambientalmente significativi siano in possesso di determinati requisiti e siano oggetto di un piano progressivo di verifica, che i titolari e i dipendenti delle imprese che operano all’interno degli Stabilimenti ricevano preliminarmente la formazione sulle procedure EHS e si impegnino a rispettarle e che i macchinari, gli impianti e tutti i prodotti – in senso lato – forniti alla SKF rispettino i criteri di sicurezza e di efficienza energetica contenuti nei capitolati e nei contratti di acquisto.

Responsabilità diverse

Un esempio significativo di requisito contrattuale ambientale è quello relativo al parametro di emissione di anidride carbonica (CO2) dell’energia elettrica acquistata, che da qualche anno i responsabili degli acquisti italiani SKF inseriscono come clausola inderogabile nelle specifiche di appalto.

A questo punto però è necessario fare un passo indietro per ricordare che il Gruppo SKF ha posto ai vertici dei suoi obiettivi di sostenibilità il contributo alla limitazione dell’effetto serra, quantificato nell’impegno a ridurre le emissioni totali di anidride carbonica dei propri stabilimenti nella misura del 5% all’anno, indipendentemente dall’eventuale aumento dei volumi produttivi; per monitorare il livello di raggiungimento di questo obiettivo, il Gruppo SKF ha messo a punto un sistema di calcolo e di raccolta dei dati su base trimestrale, con pubblicazione annuale sull’Annual Report.

Poiché le emissioni totali di CO2 derivano dall’impiego di metano per riscaldamento e per processo (emissioni dirette) e dal consumo di energia elettrica (emissioni indirette, relative alla fonte di produzione dell’energia acquistata), il conseguimento di questo obiettivo richiede l’azione congiunta in due direzioni; la prima è ovviamente l’attuazione di un piano di riduzione dei consumi energetici ed è competenza delle organizzazioni degli stabilimenti, la seconda invece è quella che in questo contesto giova illustrare.

La liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica, avviata in Italia nel 1999, consente infatti di negoziare con i fornitori non solo i termini economici dell’approvvigionamento energetico, ma anche la tipologia delle fonti di produzione dell’energia acquistata; poiché il Gruppo SKF, nel sistema di monitoraggio sopra citato, ha definito i fattori di emissione di CO2 da utilizzare per ogni fonte di approvvigionamento, è compito dei responsabili degli acquisti, in collaborazione con il Sustainability Manager e l’Energy Manager italiani, richiedere al fornitore una combinazione fra le varie fonti tale da offrire un fattore medio di emissione conforme all’obiettivo stabilito.

A questo punto, poiché i fattori di emissione più bassi (e prossimi a zero) sono quelli associati alle fonti rinnovabili, si può arrivare a concludere che anche questo processo porta a privilegiare il fornitore più “sostenibile”.

Per la cronaca, il fattore medio di emissione di CO2 dell’energia elettrica fornita nel 2007 agli stabilimenti SKF Industrie, OMVP e Gamfior è pari a 70 grammi al chilowattora, mentre è un pò più alto per RFT. In ogni caso, questi fattori sono di almeno il 5% inferiori a quelli dell’anno precedente. Il confronto con la media della produzione nazionale di energia elettrica, che si attesta sui 480 grammi di CO2 al chilowattora, ci dimostra che si tratta sicuramente di un buon risultato.

I principi di selezione dei fornitori di energia elettrica seguiti dagli acquisti italiani da tre anni a questa parte sono stati recepiti dalla procedura di Energy management emanata in maggio dal Gruppo e già tradotta e inserita, con relative linee-guida applicative, nel Sistema di gestione EHS della SKF in Italia.