Lo scienziato sognatore
Crescendo con due genitori vulcanologi, nella zona sismica all’estremo oriente della Siberia, Sergei Glavatskih aveva la scienza come destino. Oggi fa progredire la lubrificazione applicando la chimica e la fisica.
Figlio di due vulcanologi, Sergei Glavatskih aveva un cammino per così dire predeterminato nella ricerca. “Sono stato programmato di default per la scienza”, dichiara Glavatskih dal suo strano ufficio presso il Royal Institute of Technology (KTH) a Stoccolma. Cresciuto nell’estremo est della Russia, in quella terra di vulcani che è la penisola della Kamchatka, spesso “aiutava” sua madre durante le spedizioni estive nei campi geotermali delle Isole del Commodoro.
Glavatskih ricorda che, da ragazzino, aveva la testa sempre piena di domande, ma i suoi insegnanti si mostravano stanchi e disinteressati. Colma i vuoti nella sua formazione seguendo alcuni corsi per corrispondenza, soprattutto di fisica e matematica. Anche il National Geographic, “una delle poche riviste relativamente esenti da censura”, contribuisce a fargli scoprire luoghi e persone lontanissimi dalla sua bella quanto isolata terra natia.
A volte rincorriamo sogni impossibili, ma quando riusciamo a farli diventare realtà, la società ne trae immenso beneficio.
Sergei Glavatskih
Come studente presso l’università di Mosca, dove consegue la laurea in ingegneria meccanica e il suo primo dottorato di ricerca in criogenia, viene esonerato dal servizio di leva (e, come dice, forse anche dalla guerra in Afghanistan). Brevetta un sistema di sensori di risonanza, che sarà in seguito impiegato per il sistema di rifornimento carburante del velivolo civile TU-154, che usava gas naturale liquefatto.
Sergei Glavatskih
Anno di nascita: 1966
Residenza: Stoccolma
Lavoro: presso il Royal Institute of Technology (KTH), Stoccolma, e la Ghent University, Gand, Belgio
Formazione: 1989, laurea con lode in Ingegneria meccanica, Università tecnica statale moscovita; 1994, dottorato in Criogenia, Università tecnica statale moscovita; 2000, dottorato in Elementi di Macchine, Luleå University of Technology (LUT); 2003, docente di Elementi di Macchine, LUT.
Lettura attuale: Vikingarnas Värld (Viking World), di Kim Hjardar
Al termine della guerra fredda, Glavatskih lascia la Russia, animato dal desiderio di viaggiare e di intraprendere un’esperienza di ricerca internazionale. “Venire in Scandinavia è stato più facile e mi è sempre piaciuta l’idea della Svezia”, commenta. In Svezia Glavatskih consegue il secondo dottorato in elementi di macchine, che gli vale la collaborazione con Statoil per lo sviluppo di oli sintetici ecologici, in particolare il TURBWAY SE e il TURBWAY SE LV, commercializzati per gli organi rotanti.
Glavatskih nutre da sempre un profondo interesse per la ricerca nell’ambito dell’attrito, che è una delle principali aree di studio dell’ingegneria e interessa da sempre l’umanità. Se possibile, oggi ancora di più, vista la quantità di energia che il mondo produce e consuma e tutte le implicazioni ambientali correlate.
Glavatskih ritiene che la maggior parte degli attuali problemi di inefficienza delle macchine sia dovuta all’uso di lubrificanti inadeguati, nonché al loro sviluppo “solo incrementale” nel corso degli anni. Di solito, spiega, prima si progettano le macchine e spesso poi si decide quale lubrificante impiegare in base alla viscosità. “In molti casi i lubrificanti sono considerati gli additivi chimici di una soluzione tecnica”. Il loro sviluppo è curato dai chimici e, come tale, gli ingegneri meccanici lo considerano una specie di magia nera.
“Per ottenere gli sviluppi necessari, occorre integrare nella progettazione delle macchine le tecnologie più avanzate nel campo dei lubrificanti, così come le nuove proprietà finora impensabili con i lubrificanti tradizionali. Ciò è possibile attraverso un approccio chimico-meccanico, cioè sfruttando la conoscenza della chimica a livello molecolare, nonché la fisica e la meccanica, per conferire ai lubrificanti nuove proprietà in linea con le nuove tecnologie.
Dice Glavatskih: “Perfino nel XIX secolo, i grandi scienziati non si definivano studiosi in ‘elementi di macchine’ o ‘termodinamica’. Si occupavano di vari temi in aree molto diverse. Purtroppo, per qualche ragione, nel tempo tutto è diventato più ‘settorizzato’ – e più ristretto. Di conseguenza dobbiamo cambiare il modo di lavorare”.
Il modo di operare di ricercatori e scienziati dipende direttamente dalla loro formazione. Come scienziato, Glavatskih è fermamente convinto che l’aspetto formativo del suo lavoro alla KTH sia importante quanto la ricerca di cui si occupa. “Dobbiamo continuare a riflettere sul modo in cui formiamo gli ingegneri di domani”, aggiunge, convinto che il suo lavoro getterà le basi per pensare e lavorare in modo non lineare, collaborativo e innovativo.
Alla KTH, Glavatskih guida un eterogeneo gruppo di ricercatori, esperti in nanotecnologie, chimica e fluidomeccanica. “Partiamo dal presupposto che il lubrificante è un elemento della macchina stessa”. Il lubrificante inteso come parte integrante delle macchine è il fulcro della filosofia di progettazione di Glavatskih.
Finanziato dalla Knut and Alice Wallenberg Foundation, uno degli attuali progetti di ricerca di Glavatskih è incentrato sui liquidi ionici (sali liquidi a temperatura ambiente), dei quali si stanno esplorando le potenzialità nella lubrificazione. I risultati mostrano infatti che tali composti ionici possono divenire un elemento chiave della tecnologia. L’approccio multiscala nella progettazione dei lubrificanti sviluppato dal team permette di regolare la temperatura, la pressione e la risposta al taglio dei liquidi ionici per conferire ai lubrificanti le caratteristiche desiderate. È da rilevare che questa procedura di progettazione offre processi di sintesi sostenibili e un minore impatto ambientale.
Contrariamente a quanto avviene con i lubrificanti molecolari tradizionali, è possibile controllare in situ le performance di attrito dei liquidi ionici personalizzati. La visione di Glavatskih è quella di portare sul mercato il nuovo approccio “attivo” al problema di riduzione dell’attrito e dell’usura nei contatti lubrificati, influenzando in tempo reale la reologia e la struttura prossima alla superficie dei lubrificanti sulla base dei liquidi ionici personalizzati.
“Il lavoro di scienziato richiede un pizzico di follia”, commenta Glavatskih. “A volte rincorriamo sogni impossibili, ma quando riusciamo a farli diventare realtà, la società ne trae immenso beneficio”.