Movimento terra

Il dumper articolato Volvo A40D è un gigante creato per trasportare ben 37 tonnellate di roccia e pietrisco. Ma gli operatori richiedono che le esigenze di manutenzione siano ridotte al minimo.Soltanto arrampicandosi sulla scaletta di accesso alla cabina gialla e grigia del Volvo A40D è possibile apprezzare pienamente le gigantesche proporzioni di questo veicolo. I soli pneumatici sono più alti di un uomo di statura media e pesano 900 kg ciascuno. Il tetto della cabina è a quasi quattro metri dal suolo, mentre il cassone ha una portata sbalorditiva: 37 tonnellate. Sotto il cofano, un motore a sei cilindri sovralimentato può sviluppare 420 cavalli.

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Il dumper articolato Volvo A40D è un gigante creato per trasportare ben 37 tonnellate di roccia e pietrisco. Ma gli operatori richiedono che le esigenze di manutenzione siano ridotte al minimo.Soltanto arrampicandosi sulla scaletta di accesso alla cabina gialla e grigia del Volvo A40D è possibile apprezzare pienamente le gigantesche proporzioni di questo veicolo. I soli pneumatici sono più alti di un uomo di statura media e pesano 900 kg ciascuno. Il tetto della cabina è a quasi quattro metri dal suolo, mentre il cassone ha una portata sbalorditiva: 37 tonnellate. Sotto il cofano, un motore a sei cilindri sovralimentato può sviluppare 420 cavalli.

   L’A40D, fatto per lavorare sui terreni più inospitali, è il più grande dei cinque modelli prodotti dalla Volvo Articulated Haulers a Braås, presso la città di Växjö nella Svezia meridionale. Questi veicoli, la cui gamma di portate va da 20 a 37 tonnellate, vengono utilizzati soprattutto per il trasporto di grandi quantità di roccia, pietrisco, sabbia e terra in cantieri per la costruzione di autostrade, ponti o dighe. Un altro settore di impiego è l’industria mineraria.

Lavoro pesante

Un dumper articolato non solo può trasportare carichi anche tripli rispetto a quelli movimentabili con un autocarro tradizionale a cassone ribaltabile, ma è anche un veicolo più versatile e meglio attrezzato per i lavori gravosi. I dumper Volvo hanno una sospensione in tre punti che consente il movimento indipendente degli assali. Uno snodo che può essere paragonato ad una testa fluttuante congiunge la parte anteriore e quella posteriore del veicolo, permettendo il movimento laterale su 180 gradi ed un ampio movimento verticale. In questo modo, il veicolo può avanzare sui terreni più difficili senza impantanarsi o ribaltarsi.

   Gösta Svensson, responsabile della pianificazione dei prodotti e della tecnica di trasporto presso la Volvo Articulated Haulers, descrive i dumper pesanti come i veicoli più flessibili ed economici per il trasporto di grandi quantità di materiale.

   «Con questi dumper si possono fare cose che con un autocarro o con un dumper rigido sarebbero impossibili,» spiega. Un esempio recente è il successo notevole che i dumper Volvo hanno riscosso in Indonesia, dove i clienti si sono accorti come questi siano i soli veicoli in grado di movimentare carichi pesanti su terreni impervi durante la stagione monsonica.

   I più importanti clienti della Volvo sono un’azienda tedesca ed una australiana i cui parchi macchine includono rispettivamente 130 e 120 dumper, mentre i due mercati più importanti sono l’Europa ed il NAFTA (North American Free Trade Area), che rappresentano circa l’80% delle vendite di dumper articolati.

   La Volvo è leader mondiale in questo settore, con una quota di mercato superiore al 50%. Negli anni Cinquanta, l’azienda svedese fu la prima a realizzare un dumper articolato.
   «Siamo stati i primi a presentare sul mercato il concetto di sterzo articolato», racconta Svensson. «Il nostro primo dumper si chiamava Moonrocket, mentre il primo veicolo prodotto in serie, soprannominato Gravel Charlie, è stato lanciato nel 1966».

Buone prospettive

Da allora la Volvo ha prodotto cinque generazioni di dumper – di cui le più moderne sono l’A40D e l’A35D – e ha visto il mercato espandersi enormemente.
   L’azienda, che vende dumper in 60 paesi, prevede un buon numero di vendite a lungo termine. «Esistono ancora moltissimi paesi in cui il concetto di dumper non è ben conosciuto e in cui si tende ad utilizzare autocarri e scraper» dice Pär-Olof Gåård, specialista dei prodotti presso la Volvo Articulated Haulers.

   Le vendite di dumper pesanti in campo mondiale sono raddoppiate nell’ultimo decennio, ma si tratta ancora di un’industria di nicchia, fatto che non sorprende se si pensa che i modelli più grandi costano fino a 437.000 euro. Ogni anno, la Volvo vende in media 2000 dumper pesanti.

   A prima vista i veicoli di oggi non presentano differenze radicali rispetto a quelli dell’epoca di Gravel Charlie. Sono ancora verniciati di giallo e consistono in una cabina ed un cassone collegati da un carrello e dall’albero di trasmissione. Ma, sotto la superficie, la performance e le capacità di questi veicoli si sono enormemente sviluppate.

   La capacità di carico è quasi triplicata negli scorsi tre decenni. E mentre le macchine degli anni Sessanta avevano una velocità massima di 30 km/h, i moderni dumper pesanti possono toccare i 50 km/h e sono dotati di cambio e sospensioni interamente automatici. I computer di bordo sono ben cinque (la Volvo parla di «built-in intelligent system») e controllano numerose funzioni come l’iniezione di carburante, il cambio e gli intervalli di manutenzione.

Nuovo design

I nuovi modelli A35D ed A40D hanno anche una linea leggermente nuova, più arrotondata, resa possibile dall’uso di una nuova plastica per il cofano, chiamata Telene. Il Telene è facile da modellare e tanto robusto che, come dice Gåård, «se si prova a colpirlo con una mazza, questa non fa altro che rimbalzare».

   La Volvo ha realizzato la nuova cabina per migliorare la visibilità dell’operatore. La sicurezza, infatti, è tra i valori fondamentali per l’azienda. Le caratteristiche ergonomiche e di climatizzazione nella cabina permettono all’operatore di restare ai comandi per tutta la durata di un turno di lavoro, otto ore o più, senza sentirsi a disagio.
   «Un motore da 1000 cavalli o più non servirebbe a nulla se l’operatore non si sentisse a proprio agio», dice Svensson. «Il comfort per l’operatore si traduce in una maggiore produttività».

   Visitando lo stabilimento di produzione a Braås, appare inoltre evidente un impegno rigoroso a tutela dell’ambiente. Dovunque sono sistemati bidoni per il riciclaggio di ogni materiale, dal metallo di scarto al cartone ed alle plastiche. Anche i più piccoli residui metallici vengono accuratamente raccolti e riciclati. Il processo di verniciatura è interamente automatizzato grazie a giganteschi robot, in modo che nessun addetto abbia bisogno di accedere all’area di verniciatura, con i rischi che essa comporta.

   I residui del processo di verniciatura vengono bruciati in un catalizzatore le cui emissioni sono vicine a zero. Nel suo complesso, dice il responsabile dell’assemblaggio Jörgen Sjöstrand, lo stabilimento ha emissioni molto basse ed è certificato in base alla norma ambientale internazionale ISO 14001 oltre che alla norma di assicurazione della qualità ISO 9000. Secondo la Volvo, i veicoli sono conformi (ed in alcuni casi addirittura superiori) alle norme europee e statunitensi per le emissioni dei veicoli fuoristrada.

   La costruzione di un tipico dumper articolato impegna circa 200 persone. La maggior parte dei componenti utilizzati nella produzione vengono dalla Svezia; alcuni di essi sono prodotti da altre aziende del gruppo Volvo ed altri da fornitori esterni.

Lunghi intervalli di manutenzione

Sjöstrand è evidentemente orgoglioso della più nuova generazione di dumper che oggi esce dalle linee di produzione di Braås e degli altri due stabilimenti della Volvo Articulated Haulers in North Carolina e in Brasile. Con la serie D, ci spiega, la Volvo ha compiuto un notevole passo avanti nel soddisfare le esigenze di lunghi intervalli di manutenzione da parte dei clienti.

   La serie D include nuovi cuscinetti esenti da manutenzione (vedi riquadro SKF) che permettono di ridurre nettamente gli interventi. I controlli giornalieri non servono più, perché è il computer in cabina che informa l’operatore se qualche componente richiede manutenzione. Ma ciò che forse è più importante dal punto di vista del cliente è che il numero di ore da dedicare alla manutenzione quotidiana e mensile è stato ridotto dalle 33 ore annue per la serie precedente alle sole 7 ore per la serie D.

   «Se si riduce di un’ora il tempo necessario alla manutenzione di un veicolo, non solo si riducono i costi per il cliente ma si aumentano anche la sua produttività ed i suoi introiti», dice Svensson.

Greg McIvor
  
Giornalista economico, Stoccolma
  
foto Volvo