Non solo TIR
La logistica non è più soltanto TIR e magazzini ma si è trasformata in un settore complesso, con migliaia di miliardi di euro di fatturato, che svolge un ruolo fondamentale per ogni azienda internazionale di successo.In un’economia che sembra avviata verso la recessione, la maggioranza delle aziende opera con margini di profitto decisamente esigui e tenta con ogni mezzo di ridurre i costi pur aumentando la varietà di prodotti e mantenendo un alto livello di servizio e qualità. Contemporaneamente, la globalizzazione spinge le aziende a mantenere questo difficile equilibrio su una scena mondiale sempre più vasta e competitiva. Stando così le cose, un eccesso di capacità associato a problemi di distribuzione dei prodotti e di flusso dei materiali può avere conseguenze disastrose.
Ecco perché la logistica è diventata un potente strumento per il moderno business. Oggi si calcola che il valore dell’intero settore si aggiri sui 3000 miliardi di dollari. Ma la logistica non significa solo magazzini e TIR. Forze esplosive come globalizzazione, consolidamento, centralizzazione, outsourcing e informatica stanno trasformando il settore, rendendolo sempre più complesso e molto più efficiente. Il suo ruolo è vitale: se un’azienda non è in grado di distribuire i suoi prodotti, la sua attività si ferma.
«Mentre da una parte abbiamo globalizzazione, consolidamento e standardizzazione, a queste forze si oppongono le pressioni del mercato, l’esigenza di contenere i prezzi e la necessità di offrire una maggiore varietà pur riducendo i costi. Fondamentalmente, la logistica è un tentativo di risolvere questo problema insolubile», dice Alan Braithwaite, presidente della britannica Logistics Consulting Partners (LCP Consulting) che ha sede a Berkhamsted ed è uno specialista di primo piano nella consulenza sulla gestione di catene di fornitura e logistica.
Nell’affrontare questa sfida, sono già stati ottenuti parecchi successi. Per esempio, si sono verificati notevoli progressi nell’economia dei trasporti. Nel Regno Unito, dice Braithwaite, il costo effettivo della movimentazione di un pacco da un lato all’altro del paese per consegna entro le 24 ore è oggi appena il 10-20% rispetto a vent’anni fa. Questo risultato è stato possibile grazie a reti di trasporto altamente pianificate, a sofisticati sistemi di movimentazione ed all’informatica. Un altro importante fattore è rappresentato dalle migliorie apportate all’infrastruttura stradale in seguito a stanziamenti pubblici e investimenti privati.
Inoltre, sottolinea Braithwaite, il costo effettivo per slot in una nave portacontainer si è ridotto del 60% negli ultimi vent’anni. «Si tratta di miglioramenti decisivi dichiara Braithwaite Essi hanno consentito al settore della logistica di adeguarsi alla crescita dell’industria».
Centralizzazione
La centralizzazione è un altro trend che determina l’orientamento dello sviluppo in logistica. In un primo tempo le aziende hanno provveduto a centralizzare e razionalizzare la produzione per risolvere problemi di eccesso di capacità, per poi passare alla centralizzazione di distribuzione e logistica allo scopi di ridurre i costi. Si sono così ottenuti enormi miglioramenti nei trasporti e nella logistica. Con un unico centro di fornitura nazionale o regionale, è possibile risolvere il problema della varietà in modo molto più efficace. Un magazzino centrale permette infatti di gestire una più ampia gamma di prodotti con un minore volume di scorte.
«Questo è importante perché una gamma più varia di prodotti si traduce in un aumento delle scorte a magazzino, con maggiore rischio di obsolescenza delle scorte stesse. Ed i costi dell’obsolescenza sono spaventosi dice Braithwaite L’industria dei computer, per esempio, è estremamente vulnerabile da questo punto di vista. Ma anche altri settori fanno di tutto per non rischiare eccessi di scorte. Le aziende non vogliono assumersi i costi rappresentati dal finanziamento e dal magazzinaggio delle scorte. La Ericsson, uno dei nostri clienti nel settore delle telecomunicazioni, ha ottenuto enormi vantaggi finanziari centralizzando su base regionale le proprie attività di servizio e riparazioni».
«Man mano che la complessità e la sofisticatezza del settore logistico sono aumentate, sono emersi alcuni giganti tra i quali la Deutsche Post, che possiede DHL e Danzas, la britannica Exel e la statunitense United Parcel Service (UPS), le cui attività sono in crescita ovunque nel mondo. Questi operatori possono essere raggruppati in una categoria che generalmente viene definita come fornitori di servizi logistici in conto terzi, cioè aziende alle quali i produttori affidano l’incarico di agire a loro nome nella gestione delle attività di distribuzione e logistica. Negli ultimi anni l’outsourcing della logistica ha fatto registrare una crescita annua del 20%. E si prevede che si tratti di un trend a lungo termine. Le aziende si rendono sempre più conto che la logistica a livello operativo non fa parte delle loro competenze centrali: affidandola a terzi, si ottengono straordinarie riduzioni dei costi.
Per esempio, le aziende specializzate in logistica in conto terzi offrono spesso non solo trasporti ma anche tutta una serie di servizi come magazzinaggio, distribuzione, gestione delle ordinazioni ed assistenza ai clienti. Per entrambe le parti, l’outsourcing della logistica rappresenta un modo di fare leva sulle proprie attività.
Franchising
«Utilizziamo il nostro potere di acquisto per mettere le aziende in grado di usare i nostri servizi a livello internazionale in un ambiente di franchising», spiega Pete Westerman, direttore dello sviluppo commerciale dell’operatore statunitense UPS. «Il capitale lo impegniamo noi, non il cliente. E mentre noi otteniamo un profitto ragionevole, il cliente può utilizzare in modi migliori il proprio capitale. La tecnologia è stata un’importante molla di questo trend. Grazie ad un maggiore accesso a dati e informazioni tramite partner e canali multipli, le aziende possono mantenersi perfettamente aggiornate su quanto avviene lungo le loro catene di fornitura».
La crescita dell’informatica ha davvero rivoluzionato la logistica, permettendo alle aziende di collaborare le une con le altre su una base regionale o nazionale per dare vita a strutture transazionali comuni e ottenere una maggiore trasparenza dal punto di vista sia delle scorte che della strategia.
«Ciò significa che un’azienda può gestire tutte le proprie attività internazionali con un unico database dice Braithwaite Per esempio, un’azienda di Boston si può collegare al proprio sistema per verificare l’andamento della produzione e delle scorte in Brasile. Oggi questo genere di tecnologia è dato per scontato, eppure svolge un ruolo decisivo. L’informatica ha reso possibile la globalizzazione. Essa permette ai mercati di collegarsi con l’infrastruttura centrale di fornitura in modo veloce e accurato».
Come avviene in tutti i cambiamenti di paradigma, anche l’avvento della logistica moderna non ha potuto non comportare alcuni problemi. Non è detto che la tecnologia funzioni sempre già dalla prima volta, o anche dalla seconda. Inoltre, sottolinea Braithwaite, l’allineamento culturale ed organizzativo delle attività in diversi paesi è stato molto difficile.
Ian Chong, responsabile dello sviluppo commerciale in Europa, Africa e Medio Oriente dell’UPS Logistics Group, ritiene che in Europa queste diversità siano particolarmente evidenti per le notevoli differenze culturali e geografiche entro una regione relativamente piccola. «Negli scambi commerciali tra questi paesi, si riscontrano numerosissime variazioni in campo fiscale e nella struttura dei dati e ciò trasforma la logistica in una vera e propria sfida».
Pressioni ambientali
Un altro ostacolo è rappresentato dalle pressioni ambientali. Braithwaite prevede che sarà un compito arduo per i governi tentare di porre rimedio alle conseguenze negative sull’ambiente senza che ciò rischi di soffocare la crescita e la competitività.
Anche gli ostacoli ambientali, sostiene Chong, risultano amplificati in Europa, dove si fa più sensibile l’esigenza di nuove strade e dove la tassazione ed i volumi da movimentare sono in aumento. «Perché sia possibile continuare a frenare la costruzione delle infrastrutture, sarà necessario che gli attori del mercato collaborino in modo sempre più efficiente».
Alcuni governi europei, per esempio quello tedesco e quelli scandinavi, stanno mettendo in atto la cosiddetta logistica inversa (per esempio la raccolta degli elettrodomestici di cui il consumatore non ha più bisogno, con recupero dei materiali a rischio e reimmissione nella catena di produzione).
Mentre la maggior parte delle aziende sono ancora lente a modificare la logistica in base a considerazioni ambientali, Braithwaite prevede che altri trend verranno accolti con maggiore entusiasmo. E descrive tutta una serie di nuovi sistemi resi possibili da Internet, caratterizzati da collaborazione e trasparenza assoluta, che permetteranno alle aziende di guardare oltre i confini interaziendali e di coordinare le attività in modo molto più stretto con i propri partner commerciali.
«Si tratta di una prospettiva molto promettente» dice Braithwaite. «Per esempio, collegandosi a Internet un’azienda potrà verificare lo status del proprio distributore di Singapore, il quale trasmetterà automaticamente lo status delle vendite e delle scorte, per poi decidere insieme quali spedizioni sono necessarie. Si tratta di un’enorme opportunità per l’integrazione dei processi commerciali. Lo abbiamo realizzato in un paio di casi in Europa; questa soluzione ha la potenzialità di ridurre del 40% circa il fabbisogno totale di magazzinaggio».
Inoltre, aggiunge Braithwaite, questo sistema di integrazione delle informazioni e di visibilità permetterà alle aziende di riconfigurare le proprie attività di produzione per offrire una maggiore varietà dei prodotti e per gestire meglio la produzione in piccole serie. Questo tipo di prodotti potrà essere realizzato su richiesta e trasportato per via aerea ovunque nel mondo.
Amy Brown
giornalista specializzata in affari, tecnologia e d’ambiente, Stoccolma