Ross Brawn Master strategist

«Qui c’è senza dubbio una grandissima passione tra la gente. La cultura italiana è una cultura di passioni ed emozioni e questa per la Ferrari è una grande forza… Spero che sia mescolata a un pizzico di pragmatismo britannico».Sotto il caldo dell’estate italiana, nel quartier generale del team di Formula 1 della Scuderia Ferrari a Maranello, Ross Brawn ed i suoi strateghi stanno programmando tranquillamente la prossima performance di Michael Schumacher e Rubens Barrichello all’imminente Gran Premio britannico.

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«Qui c’è senza dubbio una grandissima passione tra la gente. La cultura italiana è una cultura di passioni ed emozioni e questa per la Ferrari è una grande forza… Spero che sia mescolata a un pizzico di pragmatismo britannico».Sotto il caldo dell’estate italiana, nel quartier generale del team di Formula 1 della Scuderia Ferrari a Maranello, Ross Brawn ed i suoi strateghi stanno programmando tranquillamente la prossima performance di Michael Schumacher e Rubens Barrichello all’imminente Gran Premio britannico.

   Il direttore tecnico ancora non lo sa, ma il team Ferrari conquisterà a Silverstone il primo ed il secondo posto e per Schumacher sarà la sessantesima vittoria di Gran Premio. In condizioni difficili Schumacher, uno dei più grandi piloti nella storia della Formula1, tornerà a far tesoro delle decisioni tattiche prese in gara dall’inglese Brawn.

   «La decisione sulla strategia dei pneumatici è stata sofferta» ha dichiarato Schumacher ai giornalisti dopo una nuova tappa della sua travolgente ascesa del 2002 (a quel punto aveva conquistato sette vittorie su 10gare di campionato). «Io non sapevo cosa fare, quindi è stato fantastico che Ross abbia visto giusto».

   Sia i critici che i membri del team attribuiscono molto del merito per i risultati della Ferrari a Brawn, un uomo dai modi tranquilli. Brawn è uno stratega molto rispettato e nel box è lui a dire l’ultima parola in fatto di tattiche di gara; molti lo considerano come la voce calma della ragionevolezza anglosassone in un team storicamente turbolento.

   Oggi, anche se la temperatura a Maranello sale verso i 30 gradi, Brawn mantiene il sangue freddo e la tranquillità del vero inglese. Lo sguardo degli occhi grigi sembra sempre leggermente distaccato dagli aspetti più duri della realtà; durante i preparativi della prossima gara parla in modo lento, calmo e riflessivo. «Non è la prima volta», dice con un sorrisetto.

   Ma è vero che è stata la sua voce tranquilla a condurre alla ragione il team Ferrari?

   «Spero di avere avuto una certa influenza, questo è il mio modo di lavorare. Con altre persone si deve lavorare in modo preciso e tranquillo. A mio parere, se le persone al vertice perdono la testa, come ci si può aspettare che i ragazzi possano mantenere il controllo? Devo però anche dire che arrivando qui ho constatato che la reputazione di caos e intrighi politici era ingiustificata».

   Gli osservatori critici sono più espliciti. Jonathan Noble, redattore di Gran Premio per la prestigiosa rivista automobilistica Autosport, considera il ruolo di Brawn strumentale al successo della Ferrari e non ha mezzi termini quando parla dello stato di cose prima del suo arrivo a Maranello.

   «Brawn ha contribuito a trasformare la Ferrari dall’organizzazione burrascosa e politica dei primi anni Novanta nella struttura altamente dinamica ed organizzata di oggi- dice Noble – Hanno un ottimo sistema e Brawn è una figura chiave: equilibrato, politicamente astuto, sa come organizzare le cose e farle funzionare senza intoppi».

   Qualcosa di storto c’era sicuramente nel 1996, quando Brawn arrivò dalla Benetton assieme al progettista capo Rory Byrne, una stagione dopo l’arrivo di Schumacher dalla medesima squadra. Erano 17 anni, dal 1979, che i tifosi della Ferrari, notoriamente appassionati e incessantemente esigenti, non avevano potuto assaporare il gusto della vittoria. Ed avrebbero dovuto aspettare altri quattro anni.

   Ma oggi, dopo sei anni ed alcune prestazioni straordinarie, la Ferrari ha vinto tre campionati piloti e tre campionati costruttori.

   Quando gli domando com’è oggi il clima alla Ferrari e se c’è una filosofia alla base del suo successo, Brawn risponde dapprima che non ci sono regole assolute. Poi, però, parla di progresso nella stabilità. «Questo è fondamentale. Ci impegniamo a fondo per tenere con noi la nostra gente. Generare stabilità è il fondamento assoluto del successo».

   Stabilità, lavoro duro, preparazione: queste le parole chiave che Brawn ripete più volte. («Noi non crediamo nella fortuna; la fortuna è preparazione in attesa di un’opportunità») Ma stabilità, lavoro duro e preparazione non bastano per ottenere risultati come quelli della Ferrari.

   Schumacher alla Ferrari ha vinto il campionato piloti nel 2000 e nel 2001 ed ha poi riconquistato il titolo nel 2002 (con il più basso numero di gare della storia). Il team si è aggiudicato il titolo costruttori per la migliore macchina nel 1999, 2000 e 2001. E con la suprema predominanza della F2002, si può scommettere che vinceranno anche quest’anno.

   Oltre alla stabilità, un fattore che può avere giocato un ruolo chiave per far passare la Ferrari dal successo al dominio assoluto è la strategia di gara, che fa capo a Brawn.

   «È fantastico, senza dubbio il migliore nella corsia dei box», dice l’autorevole commentatore di Formula 1 Mark Hughes. «Le sue mosse permettono alla Ferrari di ottenere vittorie che altrimenti non avrebbe potuto conseguire. Sa cambiare intelligentemente la strategia nel bel mezzo di una gara, sbalordendo i concorrenti. Anche se a volte sono la velocità e l’adattabilità di Michael a far apparire Brawn ancora meglio di quello che è, è comunque abilissimo».

   Brawn sembra deciso a serrare ogni dado su ogni ruota, a non lasciare nulla di intentato nel continuo impegno per diventare il più grande dei team di Formula 1. Eppure non si vanta degli straordinari risultati ottenuti ultimamente.

   «Quando sono arrivato qui, era, a me sembra, l’inizio di un’era. Abbiamo costruito il nostro successo e questo è merito di tutti. Tutto è cominciato con Montezemolo, il nostro presidente. È stato lui a prendere Jean Todt (direttore generale del team), che aveva il migliore pilota del mondo; poi, quando ancora le cose non funzionavano a dovere, ha costruito attorno a quel pilota il migliore dei team».

   Ovviamente, Brawn vanta un curriculum d’eccezione. Dal 1978 al 1984 ha lavorato nel settore di ricerca e sviluppo del team Williams. È stato capo aerodinamico al Force Grand Prix del 1985 e 1986. Nel 1987 divenne per la prima volta direttore tecnico, alla Arrows. Poi, quando nel 1990 passò alla TWR Jaguar, cominciò il vero successo.

   Il team vinse il campionato World Sports Car del 1991. Alla Benetton dal 1992 al 1996, il team si aggiudicò il campionato piloti di Formula 1 del 1994 e 1995 ed il titolo costruttori del 1995, con Schumacher al volante. E infine il passaggio alla Ferrari, un team pronto a tutto per vincere ed accontentare i propri tifosi.

   «Ciò che mi ha stupito entrando in Ferrari, e che è molto diverso da quando lavoravo per altri team, è stato il fenomeno dei tifosi. In tutto il mondo ce ne sono milioni. È una grande gioia. Possono essere duri, ma quando vinci ti offrono soddisfazioni che nessun altro team è in grado di offrire. Personificano la passione dell’Italia e della Ferrari».

   Ma non c’è rosa senza spine. Per Brawn, il momento più nero è stato un week-end di maggio del 1994 quando Ayrton Senna, leggenda della Formula 1, perse la vita schiantandosi con la sua vettura durante il Gran Premio di Imola. Il giorno prima, su quello stesso circuito, era tragicamente morto in un incidente l’austriaco Roland Ratzenberger.

   «Personalmente, fu un week-end terribile. Lo stesso giorno in cui morì Senna morì anche un altro uomo per cui nutrivo un immenso rispetto: mio suocero. Lui mi aveva sempre dato un sostegno straordinario. Mia moglie, sapendo che stavo passando un brutto momento, non me lo disse. È stato spaventoso».

   In Formula 1 la concentrazione non ha tregua: uomini e macchine operano ai limiti più estremi. «Si va avanti, ma la pressione rimane».

   E la pressione non è mai intensa come durante le gare, quando a volte è necessario prendere all’istante decisioni che possono fare o disfare un’intera stagione, suscitare il plauso o le ire dei mass media e del pubblico o addirittura costare intere carriere; ed il responsabile di queste decisioni è Brawn.

   «Sono fermamente convinto che le decisioni finali debbano essere prese da una sola persona – dice Brawn – Le decisioni prese collegialmente sono una ricetta per ottenere disastri. Certamente ho sbagliato molte volte, ma credo che esista una percentuale entro la quale si conserva il proprio posto di lavoro. Se le decisioni giuste sono meno dell’80-90%, è ora di lasciarle prendere a qualcun altro».

   Se si considerano tutti i successi attuali della Ferrari, la cosa di gran lunga più probabile è che Ross Brawn, direttore tecnico, voce tranquilla della ragionevolezza anglosassone e re filosofo della Formula 1, potrà occupare il suo posto ancora per molto tempo.

David Passey  

giornalista di Appelberg e condirettore del magazine Evolution  

foto Antonello Nusca e Ferrari