Verso un futuro sostenibile

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Non conta solo il profitto. Le società che adottano una triplice strategia tesa all’equità sociale e alla salvaguardia ambientale, oltre che alla prosperità economica, riducono i rischi e aumentano le opportunità. La crescita sostenibile è l’obiettivo che le imprese di successo devono perseguire per il futuro.

È passato del tempo da quando le prestazioni aziendali dovevano essere rese note esclusivamente agli azionisti in termini di utile netto. Se è ancora vero il fatto che le imprese devono mantenere una certa redditività per garantirsi un futuro, è altrettanto vero che negli ultimi quindici anni si è assistito ad un cambiamento radicale nel modo in cui le imprese concepiscono la propria sfera di responsabilità. Oggi ci si aspetta che le società operino perseguendo simultaneamente tre obiettivi: la prosperità economica, l’equità sociale e la qualità ambientale. Il risultato finale di questo approccio è la crescita sostenibile, ossia la creazione di valore per i propri azionisti riducendo, nel contempo, l’impatto negativo sull’ambiente e sulla società. Per le imprese più accorte, questo nuovo modo di intendere la gestione societaria significa tanto cogliere nuove opportunità quanto evitare eventuali rischi.

Le sollecitazioni per uno sviluppo in linea con le responsabilità in ambito sociale, ambientale ed etico giungono da numerose parti. I consumatori si aspettano che le società rispettino questi parametri relativamente ai prodotti e ai servizi che utilizzano, nonché ai metodi con cui essi sono realizzati. Cresce, per esempio, la domanda di alimenti provenienti da colture biologiche e di prodotti costruiti senza impiego di lavoro infantile. Un numero sempre più consistente di investitori ritiene che un approccio integrato tra le tre dimensioni, economica, ambientale ed etica, abbia sul breve, medio e lungo periodo dei risvolti positivi, sia in termini di rischi sia di opportunità. Alcuni enti normativi sono impegnati a sviluppare un quadro giuridico che obblighi le imprese a conformarsi a standard elevati in materia di responsabilità ambientale e nei luoghi di lavoro.

Sottovalutare le preoccupazioni degli stakeholder, cioè di tutti i soggetti interessati all’attività delle imprese, significa correre numerosi rischi. In primo luogo in termini di reputazione aziendale, come è emerso fin troppo chiaramente dai recenti scandali societari. Una cattiva pubblicità lede in un istante decine di anni spesi a consolidare un marchio, non solo perché influenza negativamente i consumatori, ma anche perché si ripercuote sui rapporti con le istituzioni e, in definitiva, mette a repentaglio la prosecuzione dell’attività stessa dell’impresa.

Questi rischi sono reali e, spesso, inducono le società ad assumersi un maggiore impegno in direzione della sostenibilità. Sicuramente ciò accade quando le imprese intravedono, oltre alle problematiche, anche le opportunità offerte da questo nuovo modo di operare, come argomenta My-Linh Ngo, Analista Senior del dipartimento Sustainable and Responsible Investment (SRI), organo della Henderson Global Investors, società leader nella gestione degli investimenti.

“Le probabilità di prosperare economicamente nel lungo periodo aumentano quando le società conoscono e comprendono meglio l’ambiente in cui operano, vale a dire quando diventano consapevoli di tutti i rischi e di tutte le opportunità anche riferibili alla sfera della responsabilità sociale, etica ed ambientale”, sostiene la signora My-Linh Ngo. “Le imprese iniziano a capire che gestire bene questi fattori significa avere un approccio più dinamico ed efficace all’attività imprenditoriale. È meglio prevenire le criticità e creare nuove opportunità”.

La società DuPont, che opera a livello globale nei settori dell’energia e della chimica, è una di quelle che queste opportunità le ha sapute cogliere. Definisce crescita sostenibile “la creazione di valore per gli azionisti e per la società riducendo l’impatto ambientale lungo l’intera catena del valore”. Si è posta l’ambizioso obiettivo di azzerare il numero degli infortuni sul lavoro, delle malattie professionali e degli incidenti con conseguenze ambientali e, ogni anno, questo traguardo è sempre più vicino. Ciò testimonia non solo la responsabilità verso la salute dei propri dipendenti, ma anche l’istituzione di procedure aziendali più efficaci in termini di costi e la riduzione del numero di contenziosi legali. La DuPont, che trae il 25% dei propri utili dalle fonti energetiche inesauribili, ha altresì superato l’obiettivo di ridurre del 72% rispetto ai livelli del 1990 le proprie emissioni di gas ad effetto serra, ritenuti tra i responsabili del surriscaldamento del pianeta.

“Possiamo scegliere se considerare i principali problemi ambientali, quali il cambiamento del clima, l’impiego di energia da combustibile fossile, l’impatto delle sostanze chimiche sulla salute dell’uomo e sull’ambiente, semplicemente in termini di valori da difendere, oppure se ritenerli opportunità per creare soluzioni tese sì a migliorare la redditività aziendale, ma anche ad apportare enormi benefici alla società. Noi abbiamo scelto questa seconda strada”, dichiara Charles O. Holliday Jr., Chairman e Chief Executive Officer nonché Chief Safety, Health and Environmental Officer della DuPont nel Sustainable Growth 2004 Progress Report.

Come molti altri produttori di beni di consumo, IKEA, il gigante dell’arredamento, si trova a fronteggiare crescenti pressioni affinché vengano perseguiti obiettivi di equità e sicurezza nei confronti dei fornitori nei paesi in via di sviluppo. Ma, come dichiarato da Anders Dahlvig, Presidente del Gruppo IKEA, nel Social and Environmental Report 2004, “Non c’è conflitto: si possono fare buoni affari ed agire correttamente. Ci avvaliamo dei nostri fornitori nel rispetto della responsabilità ambientale e sociale e miglioriamo le loro condizioni lavorative. In tal modo, i nostri rapporti commerciali contribuiscono a migliorare la vita dei nostri collaboratori. Migliorare le condizioni di lavoro fa aumentare l’efficienza e la produttività. Di conseguenza i nostri fornitori possono produrre a costi inferiori e l’IKEA può contenere i prezzi dei propri prodotti”.

Gli esempi mostrano che attuare un’attività imprenditoriale nella logica della responsabilità sociale, ambientale ed etica significa garantirsi una crescita sostenibile nel lungo periodo e, secondo Ngo, equivale altresì a migliorare l’immagine aziendale, suscitando l’interesse dei profili professionali più qualificati. L’attenzione a questi fattori permette di essere in sintonia con gli stakeholder e di saper rispondere prontamente agli eventuali cambiamenti.

“La maggiore consapevolezza delle opinioni degli stakeholder pone le aziende in grado di adottare tempestivamente le strategie più idonee e di essere in vantaggio. Le imprese possono aumentare le competitività in vari modi, differenziando i prodotti caratterizzati da politiche ambientali e sociali di qualità superiore, oppure tagliando i costi attraverso il minor consumo di energia e di materie prime costose o il ricorso a procedimenti legali non necessari”.

Sono molti i modi con cui le imprese dimostrano la loro serietà nel perseguire obiettivi di qualità “socio-ambientale”. Oltre 500 società in tutto il mondo pubblicano rendiconti annuali sulla base delle linee guida indicate dal Global Reporting Initiative, un’istituzione internazionale che promuove la rendicontazione volontaria delle imprese in merito all’impatto economico, sociale e ambientale delle loro attività, dei prodotti e dei servizi. Altre seguono gli standard internazionali quali l’ISO 14001 per i sistemi di gestione ambientale. Alcune aderiscono ai principi del Global Compact delle Nazioni Unite, che impone alle imprese di operare nel rispetto di principi universalmente riconosciuti. Altre ancora s’ispirano alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) e dell’OIL (ILO, International Labour Organization) che formula le norme internazionali in materia di lavoro.

Le società che operano secondo il concetto della crescita sostenibile sono premiate dagli investitori. Negli USA un dollaro su otto è investito in modo socialmente responsabile, mentre nel Regno Unito oltre 170 miliardi di euro sono investiti in fondi istituzionali e retail ispirati ai principi della finanza sostenibile. Gli investitori sono sempre più influenzati dagli indici Dow Jones Sustainability (DJSI) e dall’indice etico FTSE4 Good, che misurano il livello di sostenibilità aziendale.

“Prestare attenzione ai rischi derivanti da una scarsa responsabilità in ambito sociale, ambientale ed etico per le imprese significa sopravvivere nel lungo periodo”, commenta Anna Nilsson, analista della Robur, società svedese di gestione degli investimenti, tra le prime a operare investimenti SRI nel mercato scandinavo. “Le società che trascurano questi aspetti perdono l’occasione di migliorare la propria redditività agendo in modo corretto ed equo. I veri leader sanno valutare rischi ed opportunità, consci che è l’unico modo per prosperare a lungo”.