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Cambia il corso degli eventi nel Tigray

Promosso da Sue Edwards, il “Progetto Tigrai” incoraggia i piccoli agricoltori etiopi, per la maggior parte donne, a sviluppare l’agricoltura sostenibile utilizzando le risorse locali.

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Fatti

Età: 70
Famiglia: un marito, tre figlie più altri affiliati, tutti etiopi
Hobby: editing e scrittura, giardinaggio, letture su tradizioni popolari, storia sociale, storia naturale
Cibo preferito: i buoni piatti della cucina locale, ma a causa di allergie alimentari, molti piatti vegani e a base di pesce
Ultimi libri letti: Il Milione – Da Gerusalemme a Xanadu sulle orme di Marco Polo di William Dalrymple (In Xanadu: A Quest); The Chains of Heaven: An Ethiopian Romance di Philip Marsden

Sue Edwards svolge una missione che molti definirebbero “impossibile”: diffondere l’agricoltura biologica in Africa. È convinta che questa sia la chiave per sradicare la piaga della fame.

Evolution ha intervistato Sue Edwards nella sede della SKF a Göteborg, dove ha ricevuto il Gothenburg Award for Sustainable Development, conferito al suo gruppo per il lavoro svolto con i piccoli agricoltori in Etiopia. La somma di circa 114.000 euro è stata condivisa con l’ex segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, oggi presidente del CdA di AGRA, l’Alleanza per la rivoluzione verde in Africa.

Edwards dirige l’Institute for Sustainable Development, che ha sede nella capitale dell’Etiopia, Addis Abeba. “Essere riconosciuti per il lavoro pionieristico fin qui svolto è un incoraggiamento eccezionale, oltre che tempestivo. Siamo convinti che ciò che stiamo cercando di realizzare sia importante per il mondo e per l’Africa.”

Nato nel 1996 da un esperimento di agricoltura biologica, il Progetto Tigrai, dal nome della regione più settentrionale dell’Etiopia, è patrocinato
dall’Istituto.

”In Etiopia solo il 10 percento del suolo è irrorato a sufficienza dalla pioggia e presenta caratteristiche idonee per essere coltivato e pertanto i contadini vivono in condizioni davvero difficili”, dice Edwards.

“Volevamo capire se un approccio di tipo ecologico potesse contribuire a cambiare le cose a loro vantaggio. I contadini erano molto sospettosi, ma poi hanno capito quali erano le cose da fare. L’attività principale era insegnare loro a adottare il compost per il recupero delle sostanze nutritive, il ripristino del suolo e la conservazione dell’acqua. Questa era, e continua a essere, la base su cui poggia il Progetto Tigrai”.

Originaria dell’Inghilterra, ma trasferitasi in Etiopia nel 1968, Edwards è una botanica specializzata in tassonomia. Non si è mai guardata indietro e considera l’Etiopia la sua casa, dove si è formata una famiglia tutta etiope.

Prima di entrare come botanica all’Institute for Agriculture Research, dove collabora con scienziati agrari, lavorò come insegnante di scuola superiore e come docente di scienze all’università. Negli anni ottanta, insieme al marito, il Dr. Tewolde Berhan Gebre Egziabher, mise a punto un nuovo percorso per le scienze agrarie. I due hanno sempre condiviso la passione per la tutela della biodiversità e la responsabilizzazione dei piccoli agricoltori. Una decina di anni dopo, con il sostegno del governo locale e di altre organizzazioni, riuscirono a mettere in pratica le loro idee. Essendo molti i vincoli culturali che limitano le donne contadine, il suo gruppo provò a fare esperimenti con i semi di spezie. Una donna fornì lo spunto di cui avevano bisogno per continuare.

“La donna era rimasta vedova e aveva quattro bambini da allevare”, ricorda Edwards. “Non aveva nemmeno un abito per cambiarsi e i figli non potevano andare a scuola perché non avevano le scarpe. Non poteva avere una vita sociale. Si unì a un gruppo che preparava il compost e lo utilizzò sui suoi campi. Riuscì a far crescere le spezie e a ricavarci abbastanza per comprarsi un abito nuovo e le scarpe per i suoi bambini. La sua posizione sociale era completamente cambiata. Da allora, ci siamo concentrati sulle donne”.

Lavorando instancabilmente a fianco dei contadini locali, Edwards e il suo gruppo sono riusciti in pochi anni a fare progressi enormi.

“Riducendo di molto l’uso dei fertilizzanti chimici e dei relativi additivi, i contadini etiopi erano riusciti in quattro anni a ripristinare un adeguato livello di fertilità del suolo”, fa notare Edwards. “Questa fu una delle scoperte più esaltanti. Nel 2002, avevamo capito che se fossimo riusciti a convincere i contadini delle aree più degradate a produrre il compost e a utilizzarlo sui loro terreni correttamente e nei tempi giusti, la resa sarebbe aumentata come minimo del 25 percento”.

Il modello delineato dal Progetto Tigrai è stato adottato da oltre 165 distretti nelle zone cerealicole dell’Etiopia. Per Edwards non è che l’inizio.

Alla domanda su che cosa la renda più orgogliosa della sua lunga carriera, Edwards riflette e dice: “Può sembrare un cliché, ma la cosa più incredibile è aver dimostrato che, se operiamo tutti insieme come popolo, possiamo davvero fare qualcosa per mettere fine ad alcuni dei terribili problemi che affliggono il mondo, in particolare riguardo al cambiamento climatico e alle diseguaglianze economiche”.

Riconoscimento prestigioso
Il Gothenburg Award è un premio internazionale che riconosce e sostiene l’impegno per lo sviluppo sostenibile. Ogni anno, una giuria indipendente designa il vincitore, il quale riceve la somma di un milione di corone svedesi. L’iniziativa è amministrata e finanziata dalla città di Göteborg e da dodici aziende, compresa la SKF. (Maggiori informazioni su gothenburgaward.com.)

Passione duratura che si concretizza
Oltre a dirigere l’Institute for Sustainable Development, Sue Edwards è giornalista e scrittrice. Insieme a Inga Hedberg, dell’università svedese di Uppsala, è co-autrice di Flora of Ethiopia and Eritrea, un’opera in otto volumi che descrive le circa 7.000 specie botaniche presenti nella regione. Iniziata nel 1980, per realizzarla ci sono voluti 29 anni.