Il Mar Morto vive con l’attività estrattiva

Il Mar Morto si sta rivelando una ricca fonte di minerali, tra cui il cloruro di potassio. La Dead Sea Works ha brevettato un metodo con cui lo estrae e lo esporta in tutto il mondo.

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Sintesi

La collaborazione tra la SKF, la Dead Sea Works e la casa madre, Israel Chemicals, risale ai tempi in cui la SKF era il principale fornitore di cuscinetti e di assistenza tecnica della DSW, attraverso il concessionario israeliano Muller & Co. A causa delle condizioni ambientali estreme e delle crescenti esigenze applicative, la necessità di ottimizzare le attrezzature è quanto mai attuale.

I compattatori dell’impianto di granulazione del cloruro di potassio, per esempio, lavorano in condizioni gravose. I cuscinetti sono sottoposti a forti carichi (C/P < 2-3) alla velocità di 18 giri/min e a una temperatura ambiente superiore a 50 °C. Inoltre il cloruro di potassio è altamente abrasivo e danneggia rapidamente i componenti. Di conseguenza i cedimenti sono frequenti e creano costosi arresti di produzione. Insieme, la SKF e la DSW, hanno adottato una soluzione basata su una migliore lubrificazione e la massima pulizia. E’ stato scelto un grasso a viscosità maggiore, meno soggetto quindi alla penetrazione di impurità che, oltre ad aver migliorato le prestazioni, ha portato ad una maggiore durata di esercizio. La SKF ha collaborato con la DSW anche per ridurre la frequenza dei guasti sui compattatori. Vista la criticità delle procedure di manutenzione, è stato introdotto il SensorMount® SKF, che permette il montaggio preciso e veloce dei cuscinetti di grandi dimensioni. L’intervallo medio tra i guasti è stato così allungato da tre a quattro volte. La DSW ha altresì adottato un programma di condition monitoring, basato sul Microlog®, che ha permesso all’azienda di ridurre considerevolmente i tempi degli interventi di riparazione.

Il suo nome non evoca certo prosperità. Nell’antichità, questa regione desertica molto isolata era chiamata dagli Ebrei «mare salato». Il clima caldo e arido, anche 45 °C all’ombra d’estate, l’ha resa altamente inospitale. Ma, attualmente, il Mar Morto, il punto più depresso della superficie terrestre, si è trasformato in una miniera d’oro, grazie alle sue acque ricche di minerali che fruttano miliardi di dollari.

Situato all’estremità sud-occidentale del Mar Morto, a 10 chilometri dall’antica fortezza di Masada, vi è uno dei più vasti complessi industriali di Israele, di proprietà della Israel Chemicals (ICL), primaria azienda del settore chimico. Ogni giorno giungono qui oltre 3.000 lavoratori che, a bordo di autobus, percorrono distanze anche di 100 chilometri per recarsi al lavoro. Le acque di questo mare, che lambisce le terre di Israele e Giordania, sono ricche di cloruro di potassio e magnesio e hanno reso la consociata della ICL, la Dead Sea Works, la quarta produttrice mondiale di cloruro di potassio, un potente fertilizzante.

Metodo brevettato
Nella maggior parte del mondo, il cloruro di potassio viene scavato in miniere. La Dead Sea Works (DSW) ha invece ideato un metodo di estrazione unico, la cui tecnologia si basa sull’utilizzo di bacini di evaporazione reso possibile dalle temperature elevate e dal basso tasso di umidità di quest’area. La temperatura media annuale è 35 °C e le precipitazioni non superano i 50 millimetri. Anche in inverno, la temperatura diurna scende raramente al di sotto dei 20 °C. »Le condizioni climatiche del Mar Morto ci consentono di sfruttare il sole e il grado di evaporazione elevato per produrre il cloruro di potassio», afferma Oded Harel responsabile dei processi produttivi alla DSW.

La zona di estrazione del Mar Morto è solcata da bacini di evaporazione profondi 2 metri e larghi circa 6 chilometri, a loro volta suddivisi in due categorie, cioè i bacini di sale e i bacini di carnallite. Questi ultimi costituiscono la base per la produzione del cloruro di potassio.  

Il bacino salino trattiene l’acqua sal-mastra non necessaria ai fini del processo produttivo. La carnallite viene rimossa dai bacini mediante raccoglitrici galleggianti progettate dalla DSW. Manovrate da squadre di due uomini, le raccoglitrici sono collegate alla riva mediante una rete di cavi che consentono gli spostamenti tra i vari bacini.

Il processo consiste nell’aspirazione attraverso una valvola di immissione della fanghiglia ricca di carnallite, la quale viene successivamente pompata dalle raccoglitrici nei tubi galleggianti presenti sulla superficie dei bacini fino alla riva. Due impianti basati sulla liscivazione-cristallizzazione a caldo e a freddo provvedono quindi alla decomposizione della carnallite e la trasformano in cloruro di potassio. Il processo produttivo è a ciclo continuo, 24 ore al giorno per tutto l’anno. Un ciclo completo, dalla raccolta al prodotto finale, dura solo cinque ore.

Tre tipologie
«Produciamo tre diversi tipi di cloruro di potassio, ciascuno dei quali destinato a un determinato segmento di mercato», afferma Eyal Yaffe, direttore degli impianti e responsabile della logistica alla DSW. Il cloruro di potassio standard, facilmente riconoscibile per la presenza di cristalli più grandi, è impiegato direttamente in agricoltura, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Il secondo tipo, con cristalli più fini, è utilizzato per successive trasfor- mazioni. Infine, il cosiddetto «granulato», viene utilizzato in miscele e ricavato mediante un processo di compattazione.
Terminata la produzione, il cloruro di potassio viene accatastato in grandi pile visibili all’ingresso del complesso. Eli Amon, responsabile delle vendite alla DSW, ci racconta che le condizioni clima-tiche consentono di immagazzinare il prodotto all’esterno e di spedirlo direttamente. Le dimensioni delle scorte di cloruro di potassio sono un indice della situazione di mercato e in questi giorni sono molto basse. Nelle attuali condizioni il prodotto viene spedito dal porto israeliano di Eilat, sul Mar Rosso, o da quello di Ashdod sul Mediterraneo a pochi giorni dalla produzione. Oltre il 90% della pro-duzione è esportato in 60 paesi in tutto il mondo, tra cui i principali sono Brasile, Cina, India e Europa occidentale. La richiesta aumenta in media del 2-3% all’anno, ad eccezione di Brasile  e Cina in cui questa crescita è più del doppio. 

La produzione mondiale annua di cloruro di potassio ammonta a circa 45 milioni di tonnellate. Israele è il quarto produttore, dopo Canada, Russia e Germania. L’impianto DSW sul Mar Morto, in continua espansione nel corso degli anni, ha una capacità produttiva di 3,3 milioni di tonnellate all’anno ma, lavorando a pieno regime per soddisfare l’enorme richiesta mondiale, si prevede di arrivare a 3,6 milioni di tonnellate. Oltre a questo, la Israel Chemicals  ha altri stabilimenti in Spagna e Gran Bretagna, che producono circa due milioni di ton­-nellate di cloruro di potassio con i metodi tradizionali.

Il Mar Morto presenta un altro vantag-gio: contrariamente alle altre miniere disseminate nel mondo, esso ha una riserva di cloruro di potassio praticamente illi-mitata, destinata a durare per migliaia di anni e a sfamare le popolazioni in via di sviluppo per i secoli a venire.


Un affare di famiglia
La giornata di Natan Besser inizia alle prime luci dell’alba. Alle 6 sale sull’autobus che lo porta, insieme agli altri lavoratori, a Dimona, una cittadina a 45 chilometri dalla sede della Dead Sea Works. Quindi prosegue per un’altra ora lungo la strada tortuosa che lo conduce allo stabilimento.

Quando vi giunge, il caldo è già opprimente. Dopo aver indossato gli abiti da lavoro, raggiunge la sua squadra, formata in tutto da 14 uomini e, insieme, saltano sui fuoristrada alla volta dei bacini. Qui, ci sono le cinque macchine per la raccolta della carnallite che devono essere azionate ciascuna da due uomini. Gli altri quattro offrono assistenza agli operatori.

Nonostante le difficili condizioni di lavoro e i turni estenuanti per soddisfare la produzione a ciclo continuo – ogni operaio lavora 12 giorni consecutivi con 4 giorni di riposo – Besser sostiene che, col passare degli anni, le cose sono diventate più facili, grazie anche all’impianto di condizionamento presente ora su tutte le macchine.

La «società», come viene chiamata la DSW, è una specie di azienda di famiglia, vista come un ottimo posto in cui lavorare e stimata per l’attenzione con cui tratta i propri dipendenti.