Paul Saffo

Prevedere tecnologie nuoveSebbene molti lo definirebbero come un tipico futurista, Paul Saffo non ama essere considerato un visionario. Invece preferisce essere chiamato «forecaster» (previsore). Una definizione che, sebbene meno spettacolare, meglio descrive il suo lavoro come direttore dell’Institute of the Future (IFTF) nella Silicon Valley californiana.

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Prevedere tecnologie nuoveSebbene molti lo definirebbero come un tipico futurista, Paul Saffo non ama essere considerato un visionario. Invece preferisce essere chiamato «forecaster» (previsore). Una definizione che, sebbene meno spettacolare, meglio descrive il suo lavoro come direttore dell’Institute of the Future (IFTF) nella Silicon Valley californiana.

   «Non predico, ma prevedo,» spiega. «I futuristi sono persone che si entusiasmano pensando a qualche aspetto del futuro. Il mio lavoro consiste invece nell’immaginare ciò che probabilmente accadrà. Io non sono fautore di questo o di quel pronostico. Sono insomma più noioso di un futurista.»

   Saffo dirige l’IFTF, un’autorevole fondazione a fini non lucrativi, che da oltre 30 anni prevede i trend critici in campo tecnologico, demografico ed aziendale per aiutare le imprese e le organizzazioni governative a pianificare correttamente per il futuro.

   Come forecaster tecnologico, Saffo dedica la maggior parte del suo tempo ad osservare le tecnologie elettroniche su un arco di tempo che generalmente comprende 5-10 anni ma che a volte, a seconda del progetto, può estendersi anche fino ai 30 anni.

   Nell’ottobre scorso a Stoccolma, dove era stato invitato a parlare al New Economy Forum 2000, ha esposto le sue idee nel modo stringente, fresco ed umoristico che lo contraddistingue. Vestito interamente di nero (con un colletto bianco che faceva pensare ad una specie di sacerdote della tecnologia), seduto in una poltrona di velluto in uno dei salotti del Grand Hotel di Stoccolma, Saffo contempla la Nuova Economia nella cornice del Vecchio Mondo.

   «Siamo appena all’inizio, eppure è già possibile notare l’enorme impatto che l’e-commerce ha sul mondo degli affari,» dice. «Comunque, l’ondata vera e propria deve ancora arrivare. Abbiamo visto entusiasmi e delusioni, ma stanno per accadere grandi cose. La «e» si sta integrando nel «commerce» e il termine e-commerce finirà per scomparire. La tecnologia digitale è il solvente che rimuove la colla delle vecchie strutture sociali, politiche e commerciali a cui siamo attaccati. Tutto il business verrà pervaso dal cyberspazio. Tutto cambierà.»

   «È importante ricordare che nel cyberspazio non c’è distanza tra due punti,» continua. «Forse ci si trova a migliaia di chilometri di distanza dai propri potenziali clienti, eppure basta un clic per creare enormi opportunità commerciali. Per le piccole aziende si aprono così grandi possibilità di proiettarsi nel mondo.»

   Secondo Saffo, si tratta di un nuovo mondo che può essere conquistato praticamente da chiunque sia dotato di flessibilità e creatività. «Non si tratta di un gioco in cui tutto è stabilito in partenza. Le dimensioni totali dell’ambiente del business stanno aumentando. Se un imprenditore esce dal gioco, ciò non dipende dal fatto che è stato messo fuori combattimento dalla concorrenza. È stato lui a non adattarsi e a non cambiare, e la colpa è soltanto sua. I vincitori saranno aziende capaci di cercare nuove strade e di rispondere alle sfide con inventiva e creatività. Nuovi comportamenti richiedono nuovi prodotti e nuovi modi di pensare.»

   Per riuscire nel mondo del business digitale, è d’importanza fondamentale mettere costantemente in discussione i propri presupposti, spiega Saffo. «Non date mai nulla per scontato. La gara ha inizio ogni mattina, quando ci si alza, ed il giorno dopo si ricomincia daccapo. Con questo non voglio dire che il vecchio business sia morto. Anzi. Molte vecchie aziende troveranno nuovi modi di svolgere la propria attività, ottenendo efficienza e maggiori opportunità. È già possibile notare un cambiamento. Oggi le aziende sono meno concentrate sui prodotti e più orientate sui servizi.

   «In genere, il successo nell’e-business è costituito da numerosi aspetti specifici. È in atto una transizione da commerciale ad industriale. Si scelgono clienti completamente nuovi ed il costo delle transazioni è più basso. E sono i paradisi dei prezzi a farne le spese.»

Il segreto del lavoro di un forecaster, puntualizza Saffo, «è individuare le discontinuità, ciò che non quadra. La maggior parte di noi cerca di classificare ogni cosa secondo categorie già note. Un ottimo sistema per chi vuole lasciarsi sfuggire parecchie cose. In realtà, proprio le cose che non rientrano nel quadro potrebbero essere gli indicatori di ciò che ci riserva il futuro.»

   Per fare un esempio, Saffo racconta di una volta che stava attraversando in macchina la Mendocino County in California e, passando per la città di Mendocino, aveva notato un cartello che annunciava: «Fine delle colonnine di soccorso».

   «Strano, mi sono detto. Non sapevo perché ciò mi sembrasse strano o perché attirasse la mia attenzione, ma avevo l’impressione di entrare in una zona senza comunicazione. Qualcosa era cambiato nelle nostre aspettative. Poi, pensandoci su, sono arrivato alla conclusione che mentre gli anni Ottanta sono caratterizzati dal microprocessore, gli anni Novanta si distinguono per il modo di comunicare.»

   Saffo ha iniziato la sua carriera come avvocato, un’esperienza che a suo avviso è stata preziosissima per il suo lavoro attuale. Occupandosi di finanziamenti a rischio e dell’avviamento di nuove imprese nella Silicon Valley in qualità di avvocato, «potevo assistere da un posto in prima fila all’arrivo delle innovazioni, e le innovazioni sono un componente importante del mio lavoro di forecaster.»

   Ciò che più gli piace del suo lavoro è che «non si sa mai cosa c’è dietro l’angolo. Come forecaster professionista, non smetto mai di restare sorpreso. E questo è meraviglioso. Estenuante, ma meraviglioso.»

   Saffo dice che non solo il lavoro entra nelle case, ma la casa entra nei luoghi di lavoro. A suo parere, si tratta di un trend positivo «perché non abbiamo scelta. Le équipe possono essere sparse su diversi fusi orari. Lavorare dalle 9 alle 5 non è più possibile. Ed è necessario trovare anche il tempo per la vita privata. Io credo che il lavoro a casa dovrebbe in realtà essere definito come superlavoro. Tornando a casa la sera, tutti si portano dietro il lavoro da finire e poi sgobbano fino a tarda ora. Occorre ritrovare un equilibrio.»

   Saffo cita la Procter & Gamble in Svezia come un’azienda all’avanguardia che già sta cercando questo equilibrio.. Negli uffici ci sono a disposizione anche lavatrici in modo che i dipendenti possano portarsi dietro la biancheria da lavare. Ovviamente, dice Saffo, la P&G ha per sua natura una stretta relazione con i detersivi. Ma l’azienda ha adottato anche altre soluzioni per la comodità degli impiegati; un locale speciale adibito a ufficio è attrezzato anche con un lettino ed alcuni giocattoli. Così, se per un giorno la logistica della famiglia non funziona, i genitori possono portarsi dietro il figlio.

   Tra le lezioni della vecchia scuola che manterranno la loro importanza anche nella nuova era digitale, c’è quella che occorre mantenere soddisfatto il cliente. Saffo cita amazon.com come l’esempio perfetto. «A prescindere dall’andamento delle azioni, si tratta di una grande azienda che si sforza in tutto e per tutto di dare ai clienti un’impressione positiva. Insomma, ci sono ottimi modi nuovi di portare nel cyberspazio il classico principio del servizio al cliente. Amazon ha avviato un circolo dei lettori, offrendo al pubblico la possibilità di esprimere la propria opinione; per il lettore si tratta di una possibilità senza precedenti di far sentire la sua voce. Ci si serve della tecnologia per poter fornire il servizio, ma il servizio è e resta il vero obiettivo. Ecco come l’e-business unisce il meglio del nuovo e del vecchio.»

Amy Brown  

giornalista di economia e tecnologia,  

Stoccolma  

foto Steve Castillo